La disperazione in piazza. Quella dei commercianti di Avellino. Ne ascolti una, due di storie, le hai ascolate tutte. Perché il caro-bollette, ma non solo quello, è un male che ormai sta affliggendo tutti, ogni settore, ogni comparto, ed arriva inesorabile anche nelle famiglie. Rispetto alla spesa per l’elettricità, quest’anno bar, ristoranti e negozi pagheranno una bolletta tra il 40 ed il 60 per cento in più rispetto alla Germania e tripla rispetto alla Francia.
Da qui alla prima metà del 2023, secondo una stima della Confcommercio, almeno 120mila piccole imprese del terziario – la spina dorsale dell’economia in provicia di Avellino – sono a rischio, con la perdita di oltre 370mila posti di lavoro a livello nazionale.
I commercianti del capoluogo irpino, ma non solo, sono allo stremo. Una giovane imprenditrice ha deciso di investire in città. Lo scorso 29 giugno ha aperto una pizzeria in via Brigata, nei pressi del comando provinciale dei carabinieri. “Rischio di chiudere a distanza di pochi mesi – afferma -. Non solo non ce la faccio ad andare avanti a causa dell’aumento delle bollette, ma c’è un aumento esorbitante del costo delle materie prime. Fino a poco tempo fa, un sacco di farina costava 40 centesimi al chilo, oggi ne costa 90: assurdo”.
“Dovrei scegliere tra l’abbassare la qualità dei nostri prodotti o alzare i prezzi. La prima opzione non la prendo nemmeno in considerazione, ma nemmeno la seconda è praticabile. Se aumentassi i prezzi, a ciò non corrisponderebbe l’aumento degli stipendi delle famiglie. Da una settimana a questa parte, le famiglie non vengono più a spendere perché sono allarmati da questi rincari”.
Quasi vicino a lei, c’è il gestore di un pub di viale Italia. “Siamo davvero tutti arrabbiati. Da parte mia, ho investito tutto ciò che potevo investire nel mio locale. Oggi siamo costretti a vivere alla giornata, stessa cosa capita ai miei dipendenti. Prima, il sabato, facevo 300 coperti, oggi ne faccio 100. Ma i costi restano sempre uguali”.