Hiv, la sfida perdente dell’Europa: oltre 136mila nel 2013

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ROMA – E’ un’epidemia dimenticata, che torna a farsi sentire. Le politiche europee per combattere l’Hiv sono fallite e la prova è nei 136mila nuovi casi del 2013, il numero più alto mai registrato. Ci sono paesi, soprattutto nell’Est Europa, che hanno tassi di infezione tra i più alti al mondo. Lo afferma l’ultima rilevazione dell’European Center for Diseaes Control and Prevention (Ecdc) e dell’Oms Europa, presentata a Roma, in occasione della Giornata mondiale dell’Aids, che si tiene, come ogni anno il 1° dicembre. Il numero altissimo di nuovi pazienti si riferisce a tutto il continente, Russia compresa, e rappresenta un aumento dell’80% rispetto al 2004. Delle nuove infezioni circa 29mila riguardano l’area dell’Unione Europea, mentre in Italia le nuove diagnosi di Hiv nel 2013 sono state oltre 3600.
Le popolazioni più a rischio. Per il neo commissario alla Salute Ue, Vytenis Andriukaitis, serve una svolta da parte della leadership politica per fermare l’Aids. “La situazione epidemiologica nei paesi che circondano la Ue è negativa – spiega Andriukaitis – . Mi riferisco a Russia, Ucraina, ma anche nelle aree del Sud. Questo costituisce un pericolo. Dobbiamo lanciare ancora una volta campagne informative e spingere le persone ad evitare ‘comportamenti a rischio’. Vanno evitati poi atteggiamenti discriminatori. Mi riferisco alla situazione di isolamento in cui si trovano molti tossicodipendenti, ma anche a quanto accade in Russia con le azioni nei confronti degli omosessuali”. “Il problema è che in dieci anni non abbiamo ottenuto nessun progresso significativo nella riduzione delle infezioni – aggiunge Marc Sprenger, direttore dell’Ecdc -. In tutta l’Europa le fasce di popolazione più a rischio non sono raggiunte con efficacia dalle campagne informative. Fra queste ci sono gli omosessuali, una categoria che rappresenta il 42% delle nuove infezioni”.
Europa dell’Est e in Asia centrale. “Nel mondo l’epidemia peggiore di Aids al momento è quella che si sta registrando nell’Europa dell’Est e in Asia centrale – conferma Alessandra Cerioli, presidente della Lila (Lega italiana per la lotta all’Aids) – . Anche se in Africa c’è il maggior numero di casi, si è visto che dove è stato migliorato l’accesso ai farmaci è calato il numero di infezioni. In Russia e in altri Paesi dell’Est Europa c’è un minor accesso al trattamento rispetto a quanto avviene in Africa, e questo ha portato ad aumento esponenziale dei casi negli ultimi anni. In alcune realtà sono addirittura triplicati”. repubblica.it

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