Giordano: “Nel calcio sono prevalsi interessi personalistici”

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Da “Il Biancoverde” numero 4 del 13/06/2013
Le phisique du rôle ce l’ha, ma da veterano della sinistra, non di certo da bomber della nazionale. Bisogna lasciare spazio alla fantasia per immaginare l’on. Giancarlo Giordano correre sui campi di calcio. Infatti, ammette: “Da ragazzo giocavo a calcetto, ma non sono mai stato un grande sportivo, ero scarso anche a livello amatoriale. Diciamo che sono più portato a fare altro”. Il deputato di SeL non perde il piglio del politico neanche quando si parla di calcio e, l’affetto per la propria squadra, non riesce a colmare l’amarezza nei confronti di una logica di gestione sportiva che non ha mai goduto della sua stima.

On. Giordano segue il calcio della nostra città?
Quando l’Avellino era in serie A mi piaceva accompagnare mio zio allo Stadio per vedere la partita, poi me ne sono di volta in volta allontanato, non tanto per gli impegni istituzionali, quanto per gli eventi che si sono susseguiti e che hanno contraddistinto il club biancoverde.
A cosa si riferisce?
Vedendo chi si è alternato alla guida di questa società mi sono disamorato. Non ho condiviso che il calcio fosse tenuto in mano ad una certa imprenditoria. Pugliese, Graziano, Casillo, non mi pare siano l’esempio di un’imprenditoria sana. Sono persone che hanno evidenziato come lo sport possa diventare terreno di speculazione di altra natura. E non mi sembra che il basket sia da meno. Tutto questo non dà l’idea di ambienti in cui prevale la cultura sportiva.
Che cosa significa per lei cultura sportiva. E dove bisogna investire per diffonderla?
Lo sport è aggregazione ed emancipazione giovanile e non interessi personalistici. Sono questi i punti centrali in cui dovrebbe investire l’istruzione primaria e secondaria. Ma sto parlando dell’ennesimo settore formativo in cui, purtroppo, non si impiega più un soldo. Anche se i veri vivai di talenti sono proprio le scuole, è un patimento in questo Paese immaginare di poter investire nell’istruzione. Negli Istituti Scolastici manca tutto, figuriamoci le palestre. Lo sport è diventato un lusso.
Se nel binomio sport/scuola non si investe più, su cosa si potrebbe puntare? Nel caso della nostra città, alla luce dei brillanti risultati raggiunti, si può pensare ad un progetto che ruoti intorno al turismo sportivo?
Denoto che sul basket c’è un dato consolidato, la squadra riesce a dare risultati enormi, sul calcio invece stiamo risalendo la china di una vicenda che storicamente ha incrociato gli “onori” vissuti molto male dalla cittadinanza irpina. Spero, che a questo si possano aggiungere anche fattori di sviluppo che andrebbero, sicuramente, inseriti in un ragionamento di attrazione turistica più robusto di quello che abbiamo oggi. Ma stiamo parlando di una problematica vecchia, non si crede nell’Irpinia come un territorio turistico, dopodiché si possono immaginare sinergie ed elementi di richiamo territoriale, però queste cose non si incrociano su una data sportiva, ma si pianificano, vanno organizzate, non può essere l’incontro occasionale di anno in anno. Il progetto va creato con un programma di fondo, la serie B è un’opportunità, però investire nel turismo è un’altra cosa.
Cosa si aspetta dai nuovi quadri dirigenti dell’Avellino Calcio per invertire il trend che si è venuto a creare nelle precedenti stagioni agonistiche?
Spero risolvano sul Logo, che si ritorni ad una compattezza di intenti, ma ci vorrà tempo e cura. Ci vorrà la conferma di alcuni risultati, di una volontà vera da parte della dirigenza. C’è bisogno di ricostruire un clima di comunità. A priori va ristabilito un rapporto che renda la realtà sportiva fruibile dalle famiglie, va impostato un rapporto con i tifosi, la squadra e gli amanti del pallone, vanno avviati dei principi di convivenza civile che valgano per tutti.
(di Rosa Iandiorio)

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