Giordano affonda Galasso, e De Simone chiama la politica

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Avellino – Un dibattito senza rete per una città “in agonia”. Per una città silente “che sta attraversando una crisi civica, trasversale e politica. Una crisi identitaria, sociale e culturale. Una comunità che soffre dei servizi e dello stare insieme”. Richiami e affondi al sindaco “Signor tentenna”, reo di non decidere mai. Un confronto serrato ed allargato alle associazioni presenti sul territorio quello dei Democratici di Sinistra (mussiani-fassiniani) al Victor Hugo che ha visto al tavolo Giancarlo Giordano, Carillo, Carmine Russo, Alberta De Simone e Michele D’Ambrosio. Nella sala Antonello Rotondi, Antonio Gengaro, Luigi Mainolfi, Nunzio Cignarella, Antonio De Fazio, Mario Bellizzi, Mazzeo, Procaccino, Roberto Montefusco, Pucci Bruno. L’ex assessore alle Politiche Sociali mette i puntini sulle ‘i’, su una forza politica che non è esente da responsabilità. Su un centrosinistra “…che non ha saputo cogliere la forza del rinnovamento. Che non ha saputo elevare l’entusiasmo. Antonio Di Nunno nella prima fase del suo impegno aveva saputo interpretare l’entusiasmo che veniva dal basso… Col tempo lo abbiamo perso. Il Prg è stato un grande terreno di battaglia e di entusiasmi ma anche un’altra cosa… Pensavamo, io e Rotondi, che si potesse aprire nuova fase ma non è stato così”. Ancora una volta Giancarlo Giordano accusa il centrosinistra “che non ha saputo interpretare in maniera confacente i bisogni della società”. Una società che tace. “E’ questo il senso dell’iniziativa: un confronto partecipato per rompere il silenzio. La missione che si dovrebbe dare alla politica è quella di mettere insieme le forze per far emergere la società”. Un excursus nel quale non viene trascurata la questione che lo ha visto dimissionario insieme a Rotondi e Iermano. “Ce ne siamo andati per una situazione insostenibile. Al Comune di Avellino c’è un problema molto grave, non si decide con un sindaco ‘Signor tentenna’. E poi non si capisce chi decide”. L’esponente della Quercia di Via Carlo Del Balzo punta il dito contro “un mezzo tunnel che distruggerà la città. Contro il centrosinistra che non ha programma, che non ha guida, che non ha partiti”. Partecipa al dibattito anche il capogruppo di Libera Città Antonio Gengaro che lancia frecce avvelenate contro “… chi parla di moralizzazione”. Il bersaglio è questa volta il bassoliniano Gerardo Adiglietti “che ha incarichi tra loro incompatibili: Asa e Asidev”. È ora che il centrosinistra prenda le distanze dai conflitti di interessi”. Poi, il Teatro, (“una fondazione che corre il rischio di creare il carrozzone”), il mezzo tunnel e la legalità. Graffiante anche Alberta De Simone che dopo aver illustrato i progetti dialoganti o meglio “di accompagnamento per Avellino” (Circolo della stampa, Facoltà di Enologia, Biblioteca, Carcere, etc. etc.) fa riflettere sulla condizione della politica sempre più imbrigliata nelle logiche del partito. Affonda il coltello della lama specie quando si tratta di far riferimento alla situazione di Piazza del Popolo ed in particolare “di una sola componente del partito (bassoliniani, ndr) che escludendo le altre due ha ritenuto di rappresentare la città in maniera autosufficiente. È un fatto grave. Questa arroganza di avere assessori, di fare denunce – una sorta di un gioco di dare-avere -. Questo è un errore di miopia politica tragica. Spero che questa manifestazione venga presa nel verso giusto. Non in maniera campanilistica perché sarebbe mortale ma apripista dell’ascolto e della svolta”. Antonello Rotondi, ex assessore all’Urbanistica, mette a nudo tutte le sue difficoltà nel mantenere il proprio ruolo. “Era un muro contro muro. Abbiamo dovuto combattere contro le deliberazioni di Giunta”. Insomma, stop ad “una città che soffre. Mettiamo insieme le critiche e andiamo avanti”. (di Teresa Lombardo)

Dietro le quinte: l’attacco di Mario Bellizzi
L’ingegnere Bellizzi richiama l’amministrazione comunale rispetto ad una sicurezza che sembra non esserci “… soprattutto nei confronti dei bambini e della loro incolumità. Basta vedere le scarse strutture messe a disposizione, le giostre in via Palatucci sparite e ancora le gimcane a cui sono costretti a causa dei rifiuti che sommergono le strade. E poi le polveri sottili, il monossido di carbonio e il pericolo rilevato nel ‘90 dal Dipartimento della Protezione Civile per quanto riguarda le scuole, in particolare quella di via Roma. Solo sotto la pressione dei genitori abbiamo avuto la promessa dall’assessore Capone che in estate i lavori sarebbero partiti. Questo si è verificato solo a San Tommaso e forse si intuisce il motivo”.

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