Da il Biancoverde n° 12 8/11/2013
Gianluca Festa è un tifoso biancoverde d’eccezione. Il consigliere comunale di Avellino ha infatti vestito la maglia della Scandone e portato il nome della città in giro per l’Italia per 14 anni. “Noi irpini abbiamo una marcia in più – sottolinea – e la mia storia lo conferma”. Gianluca non ha mai nascosto di volere essere il simbolo di chi non vuole arrendersi, trovando nella cultura sportiva una chiave di lettura per affrontare le difficoltà lungo il percorso di chi parte dal fondo e punta ad arrivare in vetta alle classifiche giocando sempre in primo piano.
Gianluca prima che approdassi alla politica, hai vestito la maglia della Scandone per 14 anni, raccontaci la tua avventura?
Ho giocato a pallacanestro dal 1986 fino al 2000, 14 anni in cui ho attraversato tutte le sfumature di una squadra che dalla serie B2 è salita in A1. Aggiungo con un pizzico di orgoglio che sono stato il primo irpino ad aver segnato due punti in A nella stagione 99/2000 contro il Fabriano, una squadra che nell’ambito del basket è molto nota.
Hai giocato dai 12 ai 27 anni, lo sport è stato parte integrante della tua vita, cosa ti ha insegnato?
Credo che uno dei valori fondamentali è il senso di appartenenza ad un gruppo che ho cercato di trasporre nella vita e in politica. Emerge un parallelismo se vado ad analizzare gli obiettivi ottenuti nel basket con quelli ottenuti in politica. In entrambi i casi ho raggiunto il traguardo che mi ero prefissato partendo dal piccolo e confrontandomi con dei mostri sacri. Nel primo caso sono riuscito a scalare tutte le classifiche arrivando con la squadra in A1, nel secondo parla la mia storia, prima con i Verdi ho sfiorato le porte del Parlamento, poi al comune di Avellino con la carica di vice-sindaco, le ultime comunali dove ho raggiunto l’11 per cento e infine con le primarie del Pd.
Nel percorso politico, però ti sei candidato ad essere il leader di una squadra, quanto sei riuscito a valorizzare il tuo gruppo?
I risultati ai quali sono pervenuto sono frutto di un lavoro di gruppo, al quale non ho imposto la mia leadership, il mio è stato un ruolo riconosciuto, perché chi mi ha seguito in questo viaggio sapeva di potersi riconoscere in me ed io sapevo di potermi fidare di loro. In questo mi ritengo un politico atipico e se lo sono, lo devo ai valori che ho imparato dallo sport, l’importanza di valorizzare tutti condividendo gioie e dolori perseguendo un obiettivo comune: la vittoria recuperando sempre anche il più debole e rendendolo protagonista e parte integrante di un progetto.
Immagino che stai seguendo il campionato di Basket, che ne pensi della squadra?
La squadra è stata costruita bene ed è competitiva. Può contare su dei playmaker di esperienza, Lakovich è un giocatore dell’ Nba e anche il reparto lunghi non scherza. Poi con soddisfazione, vedo al lavoro uno staff di irpini, un bel gruppo che ha saputo integrare ai giocatori dell’ anno scorso, giocatori di talento come Cavaliero e Thomas.
Cosa ti aspetti da questo campionato?
Quest’ anno c’ è l’entusiasmo giusto per poter sognare, ovviamente coi piedi per terra, come facciamo sempre noi avellinesi, ma l’ obiettivo dei play-off e delle Final-Eight c’è tutto. Possiamo andare in tutta Italia con la testa alta, abbiamo una solidità economica che molti ci invidiano, la Scandone è un modello, ma ricordiamoci sempre da dove siamo venuti per capire dove stiamo andando. Ricordiamoci i sacrifici di chi negli anni passati ha consentito alla Scandone di arrivare dov’è oggi.
Nella tua vita lo sport a 360 gradi, so che sei anche un grande tifoso dell’Avellino
Sì, sono uno di quelli che ai tempi della serie A andava in curva sud con parenti e amici, 3 ore prima ad aspettare che iniziasse la partita. La pallacanestro per me è stata una guida che mi ha dato emozioni incredibili e irripetibili. Giocare con la maglia della tua città, poterla rappresentare in Europa, giocare in tutti i campionati ti inorgoglisce, poi il tifoso dell’ Avellino calcio che c’è in me nasce da bambino, è un altro di quei periodi della mia vita che ricordo con entusiasmo.
di Rosa Iandiorio