La discussione sulla nascita del Partito Democratico è tanto impegnativa da poter indurre in contraddizione. Come giovani che hanno la passione per la politica vorremmo provare a correre tale rischio e far sentire anche le nostre idee in questa fase decisiva per la genesi del PD. Riteniamo che questo momento sia fondamentale per la nascita e il successivo sviluppo di una politica adeguata a rispondere alle esigenze della gente. Una politica trasparente,leale, coerente e che,soprattutto, possa dare nuova linfa e slancio al recupero del rapporto con la società civile ed in particolare con gli elettori. Così, Gianvincenzo Savignano, candidato nella lista dei Coraggiosi a sostegno di De Franciscis. Notiamo – continua l’esponente del gruppo giovani di Gesualdo – in questa fase la presenza di due diversi orientamenti sul PD. Da un lato il PD così come ci è stato descritto sinora, un contenitore vuoto che non consentirebbe di bypassare la crisi che dal 1994 ad oggi attanaglia la politica. Un partito che nasce e non si sa perché nasce. Dall’altro lato, la necessità di superare alcune contraddizioni proprie della politica italiana attraverso un partito nuovo,un partito delle identità plurali della piena rappresentanza e partecipazione. Un partito che sappia dare risposte ai bisogni della gente,che assicuri stabilità e governabilità ai territori e al Paese. Vorremmo provare a spiegare le ragioni che a nostro parere dovrebbero spingere i giovani ad impegnarsi in politica ed essere protagonisti di questo momento di svolta per il sistema politico italiano. Noi riformisti-coraggiosi non riteniamo opportuno lasciarci andare all’idea qualunquista che potrebbe indurci a dire: “siccome le cose vanno sempre così, tanto vale la pena non impegnarsi e lasciar perdere tutto”. Né tanto meno riteniamo percorribile la strada dell’ideale rivoluzionario per attuare un cambiamento profondo delle nostre istituzioni e della nostra società civile. La storia ha decretato il “fallimento” di quell’idea o comunque l’impossibilità di raggiungerla. Per questo riteniamo preferibile che i giovani assumano la consapevolezza di poter concorrere a determinare delle scelte positive per la propria comunità. Una partecipazione che non sia soltanto di facciata o simulata ma effettiva, piena e convinta. Solo in questo modo – conclude – si potrebbe superare la crisi nel rapporto tra elettore ed eletto. Crisi di rappresentanza che sembrerebbe superabile o comunque attenuata attraverso un nuovo meccanismo di selezione della classe dirigente:le primarie. Primarie da intendersi non come deriva plebiscitaria,ma come momento convinto di presentazione di un programma politico da realizzare nel breve e lungo periodo.
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