Francesco Manzo: “Sono troppi 17 mesi senza risposte, vogliamo la verità”

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Romina e Francesco Manzo non si arrendono. Vogliono sapere che cosa è accaduto realmente al padre. Vogliono risposte, dopo che nemmeno le ricerche di ieri hanno consegnato gli esisti sperati. Coadiuvati, da sempre, dal loro legale di fiducia, l’avvocato Federica Renna, vogliono ora vederci chiaro su un aspetto in particolare: il telefonino del papà, di Domenico Manzo. Ogni volta che provano, ancora oggi, a telefonargli, entra in funzione la segreteria telefonica.

“Può darsi che sia ancora attivo, ci sembra strano, bisogna chiarire”, dice Francesco, il figlio più piccolo dello scomparso. “Se non avremo riscontri dalla Procura – spiega l’avvocato Renna – ci affideremo ad un nostro perito, ad un nostro esperto. Vorremo capire perché il telefonino di Mimì sembra essere ancora attivo, come se non fosse stato usurato dal tempo, quindi non sembra essere un cellulare abbandonato, come se qualcuno ne abbia il possesso. Lo faremo esaminare”.

“Siamo in una fase delicata delle indagini – prosegue l’avvocato Renna – e tanti aspetti noi non li conosciamo. Di certo possiamo dire che ieri è stata seguita una pista in particolare perché sono stati esaminati luoghi precisi. Noi ovviamente speriamo che le indagini vadano avanti. Noi non ci fermiamo, gli elementi sono tanti ma anche noi, passo passo, tendiamo a stringere il cerchio: abbiamo sicuramente le nostre idee e delle indagini in parallelo”.

“Sto molto male per il fatto che mia sorella sia indagata (per sequestro di persona e false dichiarazioni al Pm, ndr) – afferma Francesco Manzo – . Non mi sembra giusto, non ha fatto niente. Spero che tutto si risolva al più presto. Sono troppi 17 mesi senza risposte, vogliamo solo la verità”.