Montaguto – Dalle parole ai fatti. Non si placano le accese proteste degli automobilisti costretti a veri e propri percorsi ad ostacoli pur di attraversare la statale 90 delle Puglie. Dopo la mobilitazione e la ‘presa simbolica’ del tratto chiuso per lavori, la protesta rischia di allargarsi verso i confini con Foggia. “E’ sicuramente una situazione che non lascia ben sperare per il futuro – ha spiegato Marcello Zecchino, esponente del parlamentino di Montaguto – e che rischia di incrinare maggiormente la relazione che lega istituzioni e popolazione. Ma purtroppo ci sono alcune ‘pecche’ che vanno colmate al più presto”. In particolar modo, Zecchino si riferisce al tracciato che quotidianamente compie un mezzo di soccorso. “Con la chiusura della statale 90 è stato consigliato un percorso alternativo più lungo rispetto all’utilizzo della bretella. Ciò comporta non solo notevoli ritardi nelle azioni di soccorso, quanto a oggettive difficoltà per i conducenti provenienti da realtà non irpine. Nonostante tutto ciò fosse stato previsto, manca da parte delle istituzioni e soprattutto degli Enti preposti la volontà di realizzare un chiaro quadro sulla tempistica e sulla tabella di marcia dei lavori”. E se da un lato ci sarebbe un rimbalzo delle responsabilità, dall’altro c’è l’encomio per la squadra tecnica che si sta occupando del monitoraggio e del sondaggio della frana. “E’ stato un grande errore affidare la risoluzione del problema soltanto alla Protezione Civile già alle prese con altre cinque emergenze (vedi rifiuti, ndr)” continua il rappresentante dei Verdi.
Che continua: “La Prefettura di Avellino, che nei mesi immediatamente successivi all’evento franoso aveva svolto egregiamente il ruolo di coordinamento delle attività degli Enti interessati, stranamente è stata esautorata di qualsiasi competenza all’indomani della Dichiarazione dello stato di emergenza nazionale. Nello scorso mese di maggio, durante il primo sopralluogo a Montaguto di Bertolaso e dell’allora Prefetto Ippolito, fu chiesto espressamente ai locali amministratori, a quale Ente intendevano affidare il coordinamento delle operazioni; la risposta fu unanimemente all’indirizzo del Settore Regionale del Genio Civile. Da quel momento in poi la Prefettura di Avellino non ha potuto operare con poteri di diritto ma ha continuato a lavorare esclusivamente perchè sollecitata continuamente dai vari Enti coinvolti nella vicenda”. L’auspicio, dunque, è che “all’Ufficio Territoriale del Governo possa al più presto essere riaffidato quel ruolo che ha sempre contraddistinto positivamente la Prefettura di Avellino in altre situazioni di emergenza”. Sugli interventi: “I lavori di svuotamento del piede del cedimento sono fermi da qualche tempo – asserisce Zecchino – poiché non si riesce a rintracciare un sito per sversare il terreno di risulta. Diverse le ipotesi che io stesso ho avanzato sia alla Provincia che alla Regione: la cava di Savignano, che dista solo 350 metri dalla frana e la discarica di Difesa Grande. È triste ammettere che l’unico intervento messo in atto utile alla popolazione è stata la realizzazione della Cicco-Tonno”. Ed è da questo punto che Zecchino interroga l’Ente di Palazzo Caracciolo. “Ai tempi del mio Assessorato, la Regione sovvenzionò 500mila euro per la bretella di collegamento tra Savignano e Monteleone di Puglia. I lavori non sono mai stati avviati…che fine hanno fatto i fondi?”. (di Marianna Marrazzo)
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