Alle parole di fuoco dell’ex sindaco di Mercogliano Massimiliano Carullo, i cinque dissidenti (Fabio Evangelista, Gaetano Corrado, Tommaso Saccardo, Francesco Crisci, Remigio Censullo) che hanno “per il bene del paese” presentato le dimissioni e rimesso tutto in gioco nelle mani degli elettori il futuro della cittadina ai piedi di Montevergine convocano la stampa per spiegare la propria versione.
L’ex assessore al Bilancio Fabio Evangelista spiega che “è stato un gesto doloroso per ognuno di noi, ma l’abbiamo fatto soprattutto per le esigenze del territorio” E ricostruisce anche le ultime 24 ore prima delle dimissioni presentate in Comune: “nel pomeriggio ci siamo visti e siamo andati dal notaio per sottoscriverle. Non c’è stata nessuna cena, nessuno incontro carbonaro, liberamente e ognuno con la propria coscienza l’ha fatto. Da un anno tentavamo di chiedere un incontro al sindaco, ma non si riusciva mai ad averlo. Perciò evitasse di dire le bugie”. La parola “tradimento” cucita addosso proprio non la sopporta, l’ex assessore Evangelista, discorso che coinvolge anche gli altri quattro ex consiglieri. “Sono stati loro a voltare le spalle a Mercogliano, tradendo il programma fatto nel 2010. La scelta di dimetterci è stata chiara e limpida: vogliamo ridare ai cittadini l’onere di scegliersi da chi farsi amministrare. Non volevamo essere complici dell’immobilismo e fermo amministrativo. Il potere appartiene al popolo non ad un solo uomo al comando. Non ci pieghiamo, non ho bisogno di un ruolo per realizzare me stesso”. Remigio Censullo rincara la dose: “possesso e proprietà, di questi atteggiamenti Mercogliano non ha bisogno. Carullo sbaglia quando dice che è stato eletto solo lui: ognuno di noi con la propria preferenza ha eletto il sindaco. Sulle dimissioni ci siamo comportati secondo quanto prevede il Testo Unico: non c’erano altre forme per manifestare il proprio malcontento”. Francesco Crisci spiega che il gruppo dei dissidenti poteva essere più numeroso: “non solo noi, c’erano anche altri che condividevano il nostro percorso. Poi hanno scelto di non farlo, visto che i numeri erano già abbondantemente dalla nostra parte. Carullo è un accentratore di potere, ha tradito per due volte Mercogliano: non aver attuato il programma e aver sfruttato la fascia di sindaco per poter accedere verso altri lidi. Mercogliano in questa vicenda è l’unica vittima. Nelle scelte impopolari prendeva sempre le distanze facendo ricadere la colpa su noi assessori e consiglieri, ma quando veniva da noi fatto qualcosa di utile per la collettività era il primo a cavalcare l’onda e a prendersi i meriti”. Poi una chicca, che nei Palazzi, soprattutto quelli comunali avvengono: “il bilancio il sindaco l’ha discusso con un dipendente comunale invece che con noi”. Gaetano Corrado punta l’indice sulle priorità di Carullo: “amministrare non vuol dire presenziare a cerimonie, distribuire targhe, partecipare ai funerali. Bisognava dare risposte alle aspettative della collettività. Carullo ha tradito la sua gente, quella che l’aveva sostenuto nel 2010”. La chiusura spetta a Tommaso Saccardo ex sindaco e sempre gomito a gomito con Massimiliano Carullo. “Sono rammaricato per le espressioni incivili e inappropriate utilizzate da Massimiliano. Non lo riconosco più. Con le nostre dimissioni abbiamo contrastato abusi, c’era un profondo disagio, deficit della democrazia, mancanza di dialogo, nel tempo si è logorata l’armonia, mancato il collante del decennio precedente”. Un incantesimo che si è spezzato: “inefficienza, immobilismo deleterio per tutti. Carullo ha dimostrato in questi anni di non essere idoneo a fare il sindaco. Del programma 2010 non abbiamo fatto nulla. Tutti i tentativi di cambiare questo stallo sono stati vani, si chiudeva nelle segrete stanze del Comune e decideva da vero accentratore”.
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