Alfredo Picariello – Dal gattino che non riesce a scendere dall’albero, ai grandi incendi, agli alluvioni o ai terremoti, indimenticabile quello che fecero in Irpinia all’epoca del sisma del 23 novembre 1980. Non dimentica quei giorni quando lui era a Napoli, l’attuale comandante dei vigili del fuoco di Avellino, l’ingegnere Luca Ponticelli, in procinto di lasciare l’Irpinia per un altro prestigioso incarico a Roma. A metà dicembre arriverà l’ingegnere Mario Bellizzi, Primo Dirigente.
I caschi rossi sono sempre in prima linea, sempre al fianco dei cittadini, il corpo dello Stato forse più amato dagli italiani. “Festeggiamo sempre con grande piacere Santa Barbara, perché il vigile del fuoco è l’esempio di quanto lo Stato possa essere vicino ai cittadini, sono il simbolo del primo soccorso, di quella risposta al grido di aiuto, un corpo che si caratterizza per grandissima passione, abnegazione, professionalità e competenza. Quattro fattori che li rendono insostituibili”, afferma Paola Spena. Il prefetto di Avellino stamane era nella chiesa del Rosario del capoluogo per celebrare la ricorrenza del santo patrono dei caschi rossi.
Mezzi schierati all’esterno, all’interno, oltre il Prefetto, hanno assistito alla Messa celebrata dal vescovo Arturo Aiello, anche il presidente della Provincia Biancardi, i sindaci di Avellino e Mercogliano, Festa e D’Alessio, e i rappresentanti delle altre forze dell’ordine.
“In chiesa – prosegue il Prefetto – oggi abbiamo sentito che c’è dell’erosimo in queste figure. Lo condivido, il lavoro che loro svolgono lo richiede, questo è un territorio fragile, i vigili del fuoco sono chiamati su tutti i fronti, incendi, alluvioni, bombe d’acqua, colate di fango, terremoti”.
L’ultima santa Barbara, quindi, in Irpinia, per Luca Ponticelli. “Sono stato ad Avellino poco più di un anno e mezzo, è stata un’esperienza assolutamente piena, ricchissima, questa emergenza covid ha messo il comando ed anche me a dura prova, stiamo tenendo botta, il comando di Avellino si sta comportando egregiamente come sempre. Porterò con me la competenza e la disponibilità del mio personale, il grande affetto”.
“Ci sono stati – prosegue – momenti molto difficili, come l’incendio della fabbrica Ics di Pianodardine, varie emergenze, alluvioni. Ma è sempre stata importante la capacità di reazione miei uomini. E’ stata la mia prima esperienza da comandante, l’ho vissuta appieno, 24 ore su 24, vivendo nel comando e tracorrendo gran parte delle mie giornate con i miei uomini, da questo punto di vista non ho rimpianti, chi mi seguirà farà molto meglio di me. La carenza di organico è cronica, indubbiamente, ma non è paragonabile a quella di tanti altri comandi”.
“Essere comandanti è un grande onore, uno dei 100 in Italia. Farlo in un comune della mia regione, e poi un comune come quello di Avellino, segnato dal terremoto, lo è ancora di più. Io ricordo bene quel 23 novembre 1980, sono di Napoli. Quindi è stata un’esperienza davvero carica di grandi significati che porterò sempre nel cuore”.