Foto e messaggi dal carcere del giovane vicino al boss, Borrelli: verifiche immediate

0
1475

SANT’ANGELO DEI LOMBARDI- Il parlamentare Francesco Emilio Borrelli ha annunciato di voler sollecitare verifiche sulla segnalazione giunta alla sua attenzione in merito a “Luigi Pastore, già condannato in via definitiva a tre anni di reclusione per spaccio di droga e violenze all’interno del carcere di Fuorni assieme al boss Luigi Albergatore, ritenuto uno dei “capi” del clan Gionta di Torre Annunziata, continua a far parlare di sé anche da dietro le sbarre”. E il detenuto opererebbe dal carcere di Sant’ Angelo dei Lombardi: “Non per una condotta rieducativa, ma per la sua attività continua sui social network- si legge sulla pagina del parlamentare- nonostante sia attualmente detenuto nel carcere di Sant’Angelo dei Lombardi.

A segnalarlo è una cittadina che ha documentato la presenza costante di Pastore online, con video, stories e dirette in cui si mostra in atteggiamenti provocatori, festeggiando Capodanno e Pasqua, esibendo il simbolo della vittoria con le dita, tra banconote e cellulari, sfidando apertamente le istituzioni e l’autorità penitenziaria. Una situazione paradossale e inquietante, che pone ancora una volta l’accento sull’uso illecito dei telefoni cellulari all’interno delle carceri italiane, spesso utilizzati per mantenere i contatti con i clan all’esterno, impartire ordini, intimidire e gestire attività criminali”. Così “Francesco Emilio Borrelli, deputato di Alleanza Verdi-Sinistra, che ha ricevuto la segnalazione, denuncia l’ennesimo caso di violazione delle regole detentive:“Quello che sta accadendo è vergognoso e inaccettabile. Luigi Pastore è stato condannato per traffico di droga e violenza dietro le sbarre, ma continua ad avere libertà d’azione attraverso i social come se nulla fosse. Da tempo denunciamo l’urgenza di intervenire seriamente con la schermatura elettronica dei padiglioni detentivi, per bloccare ogni forma di comunicazione illecita e impedire che i boss continuino a comandare dalle celle.” “Ogni telefonino in carcere è un’arma in mano a chi ha scelto di vivere contro la legge. Le carceri devono tornare ad essere luoghi di rieducazione e sicurezza, non centrali operative della criminalità. Servono controlli più rigidi, misure tecnologiche adeguate e tolleranza zero verso chi viola le regole.” “Invierò formale richiesta al Ministero della Giustizia affinché vengano avviate verifiche immediate su questa vicenda che mi è stata segnalata sull’istituto penitenziario di Sant’Angelo dei Lombardi e adottati strumenti efficaci per prevenire l’utilizzo improprio dei dispositivi elettronici.”