Forgione: “Pd cambi registro, altrimenti spazzato dai Grillini”

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“Assistiamo con forte preoccupazione, e una punta di ilarità, alla discussione sul futuro del partito che è diventato lo sport più praticato dai dirigenti provinciali del Pd – scrive in una nota Andrea Forgione di Paternopoli. – Premesso, che tale discussione si dovrebbe tenere nel luogo deputato dallo statuto che è l’assemblea dei cento delegati e che il presidente Carmine De Blasio si è intestardito a non convocarla per non rendere palese a tutti che il partito provinciale è a pezzi, non capiamo dove si vuole arrivare con questi comunicati stampa pilotati e diramati ad orologeria. Invece, ciò che servirebbe è proprio quello di dirsi la verità fino in fondo. Il partito irpino è occupato “manu militari” da due fazioni, composte da quattro gatti, vecchi arnesi della politica, che sperano ancora di poter vivere agiatamente di politca a colpi di nomine negli enti per se stessi ed i loro maggiordomi o dame di compagnia. A questi vecchi tromboni nulla interessa dei problemi dei cittadini, del dramma del lavoro, della crisi profonda che attraversa la nostra provincia. Interessa, invece, stringersi a corte per favorire la candidatura di qualche misconoscente politico o di qualche scaltra arrampicatrice per poter continuare a gestire fette di potere e di interdizione, come se nulla fosse accaduto in questi ultimi anni. Un manipolo di personaggi farseschi, senza capacità di narrazione o di disegnare un orizzonte politico. Senza pudore ed amor proprio, si offrono alla stampa con comunicati che parlano del nulla. Parlano di unità senza dire su cosa, parlano di responsabilità, senza dire per cosa, parlano di rinnovamento della classe politica e di giovani ma continuano a rimanere ai loro posti vita natural durante. Assumono posizioni politiche annacquate, fatte di sfumature, senza mai entrare nel merito, con una posizione netta e chiara, sui valori che una sinistra moderna deve difendere, sulle primarie di coalizione, sulle alleanze politiche o sulle soluzioni praticabili per uscire da questa grave crisi. Insomma, in Irpinia, ancora oggi se vuoi fare politica in un partito devi servire un padrone che si chiami De Mita, De Luca o altro. Tutti nominati, nessuno scelto democraticamente, nelle direzioni, negli esecutivi, nelle commissioni. Nessuno scelto per merito o capacità ma solo per essersi dimostrati servi fedeli ed ubbidienti, mentre i territori ed i circoli languono nell’abbandono totale. Di tanto in tanto, poi, viene qualcuno da Roma, qualche trombone politico, pagato con 30 mila euro al mese, per scattarsi la foto con i padroni delle tessere o simpatiche sgallettate di turno, e niente più. Allora, vogliamo dircela la verita fino in fondo? Il partito è bloccato su un asse-sodalizio politico fra ex democristiani ed ex comunisti, con questi ultimi ridotti a farsi rappresentare da qualche “fierro viecchio” della politica irpina. In apparenza avversari, ma in realtà uniti a difesa dei loro privilegi di casta, uniti per evitare qualsiasi cambiamento. E quelli che intervengono sui giornali sono proprio gli scudieri di queste due fazioni che, agli occhi dell’opinione pubblica, sembrano scannarsi ma che nei fatti decidono all’unisono organismi politici, ruoli e candidature. La soluzione del problema, comunque, è chiara a tutti: dimissioni in blocco di questi cooptati e apertura di una fase congressuale per la scelta della linea politica e del nuovo gruppo dirigente. Poi, primarie per la scelta delle candidature per le prossime elezioni, senza furbizie o sotterfugi, in mare aperto, lasciando a chiuque la possibilità di porre la propria candidatura. O il Pd è questo o alle prossime elezioni l’Irpinia sarà invasa dai grillini del Movimento 5 Stelle, che se analizzate bene parlano lo stesso linguaggio che parlavamo noi nella fase costituente del Pd, quando credevamo in un partito aperto, plurale, riformista, sinceramente democratico, votato al rinnovamento della politica. Quel Pd incarnato in Irpinia da Franco Vittoria, pur con tutti i suoi difetti, era un Pd fresco, appetibile e scalabile. Poi, quando il senatore De Luca e Lucio Fierro decisero che il Vittoria non rispondeva più agli ordini, intervenne la mattanza e Franco Vittoria fu “decapitato” da segretario provinciale dagli stessi “sicari” politici che oggi diramano comunicati stampa. Sempre asserviti nel tempo o al “compagno Beria” o al “maestro di disegno”. Se continueremo a seguire questo canovaccio, ci penseranno gli elettori a spazzare via un Pd siffatto. Se invece volete bene per davvero al Pd, come gliene vogliamo noi, fateci il piacere: toglietevi dai piedi, siamo ancora in tempo per salvare il partito e ridare speranza alle genti irpine”.

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