Flammia: “Servizi e aree agli imprenditori, non soldi”

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‘Emergenza lavoro’, un tema forte e sentito. Sarà questo il leit motiv dei prossimi giorni a Sant’Angelo dei Lombardi, in occasione della festa della Sinistra. La tre giorni, che prende il via oggi, si svolge in piazza Francesco De Sanctis. Tra gli ospiti del dibattito in programma per domani alle ore 18 figurano il segretario provinciale Prc-Se, Gennaro Imbriano, il senatore Angelo Flammia, il sindacalista Luciano Vecchia e l’assessore regionale al Lavoro, Corrado Gabriele. Un problema delicato quello del ‘lavoro che manca’, fortemente ancorato alla capacità produttiva di un territorio che ha bisogno di rafforzare il sistema dell’industria. Scelte imprenditoriali, sindacali e politiche sono fondamentali in tal senso: ed è proprio la voce di un politico, quella del senatore diessino Angelo Flammia, a ‘frenare gli entusiasmi’ in vista di un cambiamento futuro, si spera non troppo lontano.

Senatore Flammia, qual è la sua analisi sull’emergenza lavoro in Irpinia?
“La situazione si può semplicemente definire ‘brutta’. Negli ultimi anni stiamo assistendo alla crisi continua dell’industria, all’impoverimento dell’agricoltura, che si regge solo sulle integrazioni europee. E ci preoccupa molto la desertificazione umana delle aree interne con i giovani che vanno via. Una visione triste e pessimistica. Nonostante le aree interne abbiano tante risorse e vocazioni su cui investire: l’acqua, patrimonio edilizio, aree industriali attrezzate, un mondo del lavoro qualificato con operai, diplomati e laureati che potrebbero dare il loro contributo”.
Dunque, alla base c’è una vera e propria ‘contraddizione’. Come uscirne?
“La politica deve assumersi la sua responsabilità. Ma a quanto pare, invece di prendere il toro per le corna, si mette a discutere troppo e in maniera troppo personalizzata…con il risultato che non c’è un’analisi critica della situazione, non c’è un progetto, un’idea. E me la prendo anche con la mia coalizione: governiamo la maggior parte dei Comuni, delle Comunità montane, a livello regionale e statale. Abbiamo il dovere di porci queste domande. Perché ‘il progetto’ non si vede”.
Manca il progetto… in che senso?
“Ci sono felici intuizioni, come quella del Corridoio Ottavo, ma poi c’è contraddizione nell’operare da parte delle istituzioni. Si applicano progetti, che dovrebbero avere natura integrata, ma in maniera non integrata. E questo perché la spesa non è qualificata. Stiamo spendendo in maniera poco oculata dal post terremoto”.
Passiamo alle industrie: come vede lo stato di salute in Irpinia del settore?
“Come senatore mi sono impegnato a portare l’industria. Ma oggi assistiamo a fabbriche che chiudono e gli industriali di fuori vorrebbero venire ad investire qui, ma non trovano ascolto. Certo, bisogna saperli selezionare. Ma a loro non bisogna dare soldi a fondo perduto, piuttosto servizi e aree, contratti di fitto ad esempio per i capannoni che andrebbero concessi in comodato d’uso. Può essere che la mia sia un’idea balzana: ma vogliamo discuterne? Centinaia di miliardi sono stati spesi, ma i posti di lavoro dove sono? Il fatto è che per creare lavoro bisogna produrre. E per produrre bisogna investire bene e aiutare chi vuole credere nell’industria. Tutto il resto, il turismo come quant’altro, è un buon contorno, ma resta un contorno”.
E allora cosa si può fare per produrre più ricchezza?
“Occorre un rigoroso processo di industrializzazione. Sindacati, industriali e politica devono porsi domande serie. I laureati ‘fuggono’: ci rendiamo conto dello sperpero? Questa sarà la mia provocazione”. (di Antonietta Miceli)

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