Avellino – Il lavoro che non c’è, ancora una volta alla ribalta per chiedere risposte ad oggi “mai pervenute”. Luci e ombre che continuano a distanza di anni – tre anni a voler essere precisi – ad essere le protagoniste assolute di uno sviluppo tutto irpino che non decolla. Di progetti che a dire dei principali attori attendono solo la disponibilità “data a parole” di capannoni di un’area in crisi: quella del Calaggio. “Cosa non va? I capannoni per avviare le attività ci sono oppure no? Se ci sono – considerato anche che Bertolaso li ha individuati per lo sversamento dei rifiuti – perché ad oggi non sono stati dati alle imprese che erano pronte ad investire con soldi propri? Perché la politica fa finta di nulla? Come mai le istituzioni irpine non danno risposte alle imprese e come mai non si pensa di salvare l’esperienza del territorio e le sue aree industriali? Perché la politica irpina non si pone questo problema?”.
Interrogativi al vetriolo dell’ex senatore Angelo Flammia da tempo in prima linea per un progetto che risollevi le sorti dell’Irpinia fatta di giovani che vogliono un futuro meno incerto e desiderano investire nella propria terra. Non più parole soft ma Flammia attacca e chiede chiarezza rispetto ad “un impegno concreto quello del manager milanese Nicola Olivieri”. Forse il progetto che ha visto ai tavoli dello sviluppo, amministratori, sindacati ed imprenditori non convince. “Ammettiamo – replica Flammia – per un istante che non era credibile, perché la politica ad oggi non si preoccupa della crisi ed invece è sempre più interessata ad occupare poltrone e poltroncine?”. Insomma fiumi di parole ed inchiostro che al momento hanno dovuto fare i conti con aziende del Nord tra queste la Mariani Srl e la Ecogas Srl che hanno abbandonato il campo. Commesse partite alla volta della Spagna. Le riflessioni e l’amarezza in una lettera inviata al manager Olivieri: “Più volte su richiesta dell’Asi siamo scesi a confermare il nostro impegno ma per l’ennesima volta, nonostante la conferma da parte dell’Asi a consegnarci le chiavi del capannone sito in Lacedonia, entro i primi mesi di luglio 2006, ad oggi non sappiamo ufficialmente quando e se ci consegneranno il capannone… Riconosciamo il suo enorme operato professionale ma ci vediamo costretti a desistere”. “Le società che ho portato – scrive in una lettera Nicola Olivieri indirizzata al presidente dell’Asi Pietro Foglia, all’assessore all’Industria Andrea Cozzolino, per conoscenza a Peppino Di Iorio, a Maurizio Mascoli, a Raffaele Lieto, a Michele Gravano – avevano enormi capacità commerciali e produttive. Le ho portate a visitare le industrie fallite per farle ripartire dando lavoro ma nulla si è fatto. Mi ha chiamato una società dell’Umbria interessata a realizzare nel Sud quattro società energetiche già finanziate ma diventa impossibile confermare la mia opera, considerato che non riesco a portare le industrie già presentate dopo un enorme lavoro. Il mio è un progetto che non ha colore politico, forte e determinante, di sostegno alle aziende irpine, è stato analizzato da persone esperte. Conosco a fondo gli orientamenti commerciali e produttivi del mondo e sono convinto che anche voi li conosciate”. Alla fine…incontri che confermano, fatti che smentiscono e intanto lo sviluppo langue. (di Teresa Lombardo)
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