Fiumi di droga in Valle Caudina. L’affare saltato in Spagna a causa del Covid

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Carabinieri_Benevento

Cinquanta sessanta grammi di cocaina a settimana da Caivano e da altri fornitori. Nel giro di pochi anni in Valle Caudina i maggiori grossisti erano proprio gli stessi riferimenti del clan Pagnozzi. Ma è proprio dalla fornitura nel Parco Verde che inizia il capitolo dedicato alla droga nell’inchiesta della Dda di Napoli e dei Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Montesarchio sul cartello di gruppi a cavallo tra le province di Avellino, Benevento e Caserta legati al clan Pagnozzi raggiunti ieri da una misura cautelare per varie ipotesi di reato aggravate dal metodo mafioso.

Nell’agosto del 2018 vengono captate le conversazioni tra Pietrantonio Morzillo, che secondo le indagini è il promotore del gruppo che si occupa dello spaccio sul territorio e un altro indagato, che fa da tramite per acquistare “50-60 cosi”, un modo per indicare lo stupefacente. Approfittando del fatto che Morzillo avesse una panetteria, nelle telefonate si faceva riferimento ai “panini”. Ma secondo gli inquirenti e lo stesso Gip, difficile che l’interlocutore potesse rifornire il panificio, molto probabilmente sarebbe stato verosimile il contrario.

I BIGLIETTI PER LA PARTITA PER INDICARE LA DROGA
Per evitare che la quantità di droga e i prezzi venissero intercettati avevano pensato bene di simulare l’acquisto dei biglietti della partita Napoli-Milan per depistare gli investigatori. Ma alla fine non ci sono riusciti, visto che i militari della Compagnia di Montesarchio, coordinati dai pm antimafia Luigi Landolfi e Vincenzo Ranieri, hanno confrontato quei costi con quelli reali della gara disputata il 25 agosto 2018 e ovviamente i conti non tornavano. Nella telefonata captata dagli inquirenti il 16 agosto del 2018 il fornitore fa riferimento ai prezzi dei biglietti.

110 euro per la Tribuna, 25 euro per la Curva e poi fa riferimento ad un prezzo tra 38 e 39 euro. “I distinti?” gli chiede uno degli indagati. “Si i distinti”. A svelare che quello è solo un codice per indicare la cocaina sono proprio gli investigatori. Dal controllo del prezzo dei distinti emerge che il loro costo è invece di 45 euro. Secondo gli inquirenti non sarebbe l’unico fornitore, visto che anche altre telefonate indicano come chiedesse rifornimenti da altri pusher sempre per l’acquisto di droga. Era diventato un vero e proprio grossista e riforniva anche gli altri spacciatori della zona.

LA MARIJUANA DIVENTA IN CODICE “ORIGANO”
Non solo viene documentato dalle intercettazioni un acquisto di 30 kg di marijuana ma si scopre anche che Morzillo aveva imposto il prezzo di vendita a 10 euro al grammo ai giovani che facevano rifornimento ormai tutti da lui. Anche in questo caso nel linguaggio criptico la marijuana diventava “verdina” o “origano”.

I SEQUESTRI
Il gruppo non gradiva la concorrenza e così Morzillo aveva deciso di punire tre soggetti che avevano fiutato una casa ad Airola per spacciare autonomamente. Ma prima che Morzillo mettesse in atto il piano, quello di piazzare una bomba nei pressi dell’abitazione, i Carabinieri di Montesarchio decidono di intervenire, anche per far desistere da ogni proposito criminoso gli uomini di Morzillo.

Il 4 maggio del 2019 i Carabinieri di Marcianise avevano bloccato un’auto con a bordo le due donne ed altre due auto nelle quali viaggiavano i tre uomini, rinvenendo e sequestrando complessivamente, dopo una perquisizione veicolare e domiciliare, 5mila euro, 253 grammi di cocaina, 200 di hashish ed un bilancino di precisione. Dalle intercettazioni captate dai Carabinieri era venuto fuori come Morzillo doveva essere presente allo scambio, come avevano chiesto i fornitori di Acerra, e che solo per un caso era sfuggito e non era finito direttamente nella “tana”. Qualche mese più tardi sono i Carabinieri di Montesarchio, nel settembre del 2019, a bloccare un ventitreenne che con un’auto a noleggio si era recato a Cancello Scalo per acquistare la droga e, dopo averne seguito i movimenti, e gli avevano sequestrato poco più di 200 grammi di cocaina. “Roba” custodita nel portaoggetti e nel bagagliaio dell’auto che guidava. Anche in questo caso Morzillo si era interessato alla sua vicenda giudiziaria. Sequestri mirati anche per dimostrare che ci fosse una costante e organizzata attività di spaccio, quella contestata con l’art.74.

LA DROGA DALLA SPAGNA SALTA A CAUSA DEL COVID
La pandemia in questa vicenda ha avuto forse uno dei pochi effetti positivi. Perché nel febbraio del 2020 il gruppo, sempre più in cerca di fornitori, decide di approvvigionarsi all’estero. Così uno dei più stretti “collaboratori” di Morzillo vola in Spagna e inizia a contrattare per un prezzo tra i 33 e i 36 euro al grammo la cocaina. Morzillo dall’Italia cerca anche un modo per trasportare lo stupefacente. Le idee sono due. Usare un camper o addirittura rivolgersi ad una persona che faceva spesso viaggi turistici. Alla fine però, nonostante ci sia il massimo sforzo anche per trovare finanziatori del traffico dalla Spagna, saltano a causa del Covid tutte le trattative e anche la persona inviata nella penisola iberica per chiudere l’affare resta bloccato a causa della sospensione dei voli verso l’Italia.