Ida Grella, Lucio Fierro e Francesco Dinacci in audizione a Roma dal coordinatore della Commissione nazionale, Davide Zoggia. Il Pd nazionale ha infatti deciso di vederci chiaro sul caso Avellino, a seguito della pioggia di ricorsi che sono stati inviati al regionale e prontamente bocciati.
Lucio Fierro, è stato il primo ad essere ascoltato. Il presidente del Cna ha messo in evidenza le differenze tra il numero degli iscritti nel 2011 e quelli nel 2013, soffermandosi sui circoli in cui è stato superato il tetto del 30 per cento rispetto alle scorse elezioni congressuali. “Convocati senza averlo richiesto dalla Commissione Nazionale per il Congresso – spiega Fierro – abbiamo con pacatezza denunziato come sia inconcepibile ritenere regolare il tesseramento 2013 di Avellino e lo abbiamo fatto sulla base di prove numeriche che non si prestano a confutazioni:
Il numero di votanti per le primarie per scegliere i candidati al Parlamento è stato pressocché eguale a quello degli iscritti di oggi: solo che alle prime partecipavano gli elettori, al secondo i tesserati;
Il rapporto iscritti voti in 47 circoli su una novantina è inferiore a tre voti per ciascun tesserato: la Commissione Nazionale, con un documento tardivo, ha ritenuto malsano un rapporto dieci a uno; in questo elenco c’è la crema del voti bulgari per De Blasio con tutti gli “orticelli” di chi lo ha sostenuto;
A Napoli, altro tesseramento sotto osservazione, gli iscritti sono 22.000, meno del doppio che da noi; solo che i voti del PD sono dieci volte tanto. Abbiamo lo stesso numero degli iscritti di Caserta, ed è a tutti noto come in quella terra le cifre siano “ballerine”
Abbiamo sostenuto tre altre considerazioni:
che le pratiche di brogli congressuali vengono da lontano e che assumere come riferimento il numero di chi avrebbe votato al precedente congresso significa cancellare i ricorsi contro i brogli perpetrati anche allora. Chi ha voglia di una prova legga l’intervista a la7 del sindaco di San Sossio che candidamente ha affermato “ne ho comprate a decine per amici e parenti”.
che questo gruppo dirigente, quello che ha espresso De Blasio, è sempre quello che, sicuro dell’impunità, l’ha fatta da padrone nella gestione, violando ogni regola possibile (mancata elezione della Commissione amministratrice e mancata sostituzione del tesoriere dimissionario; mancata approvazione del bilancio consuntivo 2011 e approvazione “farlocca” di quello del 2012; mancata approvazione delle liste elettorali nelle elezioni comunali, ivi compresa quella del capoluogo).
che lo spettacolo sconcio della domenica del voto sotto via Tagliamento si sarebbe potuto evitare se le nostre proposte fossero state valutate con serenità e se i nostri ricorsi sulle irregolarità registrate in città al De Sanctis, a Bellizzi, a Laboratorio Democratico fossero stati esaminati e si fosse intervenuto. Non averlo fatto, se fa di De Blasio il piffero di montagna che è andato per suonare e risulta suonato, non consente oggi a De Blasio ed ai suoi di lamentarsi che vi è stato il tentativo di “poteri oscuri” di mettere le mani sul PD. Se questo è avvenuto la responsabilità è della Grella e di chi le ha scritto la lezioncina. Una cosa è certa: dei tanti ricorsi sul tesseramento e sullo svolgimento dei congressi non ve ne è uno solo che riguardi circoli nei quali Todisco ha preso più voti”.
Dopo Fierro, Zoggia ha ricevuto la presidente della commissione congressuale provinciale, Grella e il presidente della commissione regionale per il congresso, Dinacci per ascoltare la loro versione dei fatti. L’incontro è finito intorno alle 23.00.
Zoggia ha deciso di prendersi due giorni di tempo per deliberare, ma quasi sicuramente non opterà per la sospensione del congresso. Tuttavia già il fatto che abbia voluto aprire un’indagine su quanto accaduto ad Avellino lascia spazio alla riflessione. “La Commissione si è riservata di decidere – conclude Fierro – Non ci aspettiamo nulla di positivo e non certo perché la forbita oratoria della Grella abbia convinto qualcuno. Il quadro del PD è purtroppo quello che leggiamo sui giornali e non vediamo uno scatto, un tirar fuori gli “attributi” che vi possa mettere riparo. Avevamo un dovere morale di testimonianza. Non sappiamo se serve a futura memoria. Saranno i prossimi passaggi, quelli elettorali, quelli giocati sulle schede vidimate dalla Prefettura a dirci se il PD pagherà o meno per questi guasti di immagine che suoi dirigenti gli arrecano. A noi spettava solo dire che non siamo tutti eguali, come Cuperlo non è eguale a Renzi”.