Falsa testimonianza nel processo al clan, la Procura chiede il processo per due imprenditori

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AVELLINO- Dovranno comparire il prossimo 24 settembre davanti al Gup del Tribunale di Napoli Nicoletta Campanaro i due imprenditori accusati di falsa testimonianza nel processo al ” Nuovo Clan Partenio”. Per entrambi, difesi dall’avvocato Nello Pizza, la Procura di Napoli ha chiesto il processo. Sarà però un eventuale processo senza aggravante dell’ articolo 416 bis (mafiosa), quella contestata in occasione dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari, firmato dal pm antimafia Rosa Volpe.
L’accusa nei loro confronti è quella di falsa testimonianza, in quanto ascoltati dinanzi alla Seconda Sezione Penale del Tribunale di Avellino, nel processo al cosiddetto “Nuovo Clan Partenio”, che come è noto, per motivi logistici, a seguito di ordinanza collegiale pronunciata alla prima udienza del sei novembre 2020, era stato celebrato nella sua prima parte (fino al 19 dicembre 2022) presso l’aula bunker della Casa Circondariale di Napoli – Poggioreale definito all’udienza.dell’11 luglio 2023 avrebbero dichiarato il falso. Entrambi come contestato dalla Procura di Napoli, avrebbero negato la verità ed assumendo una condotta reticente. A partire dalla circostanza per cui, sentiti all’udienza dell’undici aprile 2022 su alcune conversazioni intercettate il cinque aprile 2017 presso la sala di attesa del Comando Provinciale Carabinieri di Avellino ed intercorse tra loro e un loro dipendente, avrebbero cercato a più riprese di minimizzare l’episodio, emerso per gli inquirenti “palesemente dalle attività tecniche”. Si tratta di quello nel corso del quale il dipendente, recatosi presso un caseificio per acquistare generi alimentari, era stato fermato dal titolare
dell’esercizio che, dapprima gli aveva chiesto informazioni sull’appalto di cui si
stava occupando la ditta per la quale lavorava e, poi, gli aveva spiegato che le ditte che si aggiudicavano appalti in quella zona avrebbero dovuto corrispondere una tangente. Uno dei due aveva riferito infatti di aver solo appreso che il suo nome era stato fatto all’interno di un caseificio, laddove le attività tecniche seguite presso il Comando Provinciale dei Carabinieri di Avellino avevano evidenziato che in quell’occasione il dipendente aveva raccontato in maniera puntuale e precisa ai suoi datori di lavoro la conversazione tenuta con il titolare del caseificio e questi ultimi avevano ben compreso ed erano consapevoli della portata estorsiva delle richieste effettuate al proprio dipendente. L’ altro imprenditore in udienza aveva riferito di non ricordare se in occasione della sua convocazione presso i Carabinieri di Avellino, dove si era recato insieme al padre, all’interno della sala di attesa fosse presente anche il dipendente. Per le stesse accuse di falsa testimonianza sono stati raggiunti da un avviso di conclusione delle indagini della Procura di Avellino (perché ascoltati in aula durante le udienze celebrate presso il Tribunale della città capoluogo, dopo il 19 dicembre 2022 e quindi con la competenza della Procura di Avellino) altri dieci testimoni.