Falsa testimonianza, dopo Acqualonga l’ennesimo dipendente di Autostrade domani rischia il processo

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Un altro dipendente di Autostrade per l’Italia rischia il processo a seguito della strage di Acqualonga del 28 luglio 2013, quando 40 persone a bordo di un pullman persero la vita precipitando dalla scarpata dopo che il bus sfondò le barriere del viadotto.

Sarebbe il 13° dipendente, della holding controllata dal colosso Atlantia, a finire alla sbarra dopo il grave incidente, di questi 6 sono stati condannati in primo grado, a pene, tra i 5 e i 6 anni di reclusione.

A rischiare il rinvio a giudizio è l’ingegnere Paolo Anfosso, progettista di Aspi dall’anno 2009 e responsabile degli interventi di sostituzione delle barriere di sicurezza nel tratto dell’A16 in questione, proprio all’epoca della strage.

Anfosso, ascoltato dagli inquirenti per sommarie informazioni a pochi mesi dall’incidente, avrebbe dichiarato di non aver provveduto alla sostituzione delle barriere in base alle indicazioni dell’allora Amministratore Delegato di Aspi Giovanni Castellucci, secondo cui andavano sostituite soltanto le barriere di primo impianto e non quelle di secondo. Come accaduto nel caso del viadotto Acqualonga che, rientrando tra le barriere di secondo impianto, non ha ricevuto nessuna sostituzione. Decisioni, quelle di Castellucci, che risultano trascritte in un verbale del CdA di Autostrade acquisito dalla Procura di Avellino che indaga sulla strage.

Tuttavia, una volta riascoltato in ambito di dibattimento, l’ing. Anfosso avrebbe ritrattato la prima testimonianza, sostenendo che le disposizioni dell’allora Ad Castelluci, non avrebbero avuto nessuna correlazione con quanto dichiarato da lui poco tempo dopo la strage. Da qui l’accusa di falso, soprattutto alla luce del verbale del CdA di Autostrade, datato dicembre 2008, in possesso dei pm avellinesi.

Non sarebbe la prima volta che un dipendente si ritroverebbe a difendere Autostrade per l’Italia e l’ex Ad di Atlantia, assolto in primo grado per la strage di Acqualonga, ma sulla cui sentenza pende il ricorso in Riesame della Procura.

In un’intercettazione nella mani della Procura di Genova, che a sua volta indaga su Autostrade dopo il crollo del Morandi, Paolo Berti, ex direttore di tronco condannato in primo grado a 5 anni e 6 mesi per i fatti di Acqualonga, si lamenta con l’ex responsabile delle manutenzioni Michele Donferri asserendo che in ambito processuale avrebbe potuto dire la verità così da mettere nei guai altre persone.

“Non è che se metti in galera anche n’altro o comunque glie dai n’accusa… a te te cambiava un cazzo – gli risponde Donferri – Pensa soltanto a stringere un accordo col capo punto e basta”.

Domani mattina, sarà il Gup del Tribunale di Avellino , una volta ascoltate le parti, a decidere sul rinvio a giudizio o meno dell’ingegnere Anfosso.