La creatura del designer avellinese Fabio Pirone, la Rouloft, era arrivata al capolinea a causa della neve ma poi… si è riaccesa la scintilla della creatività.
Nel 2007 aveva conquistato l’interesse dei media locali, lei simpatica e arzilla signora su due ruote nasceva a nuova vita grazie all’inventiva dell’allora giovanissimo e impertinente designer Fabio Pirone che le donava un nome nuovo e le metteva a fianco il giovanissimo Pannello Fotovoltaico. Lei chi è? Ma la Rouloft ovviamente!
Un progetto innovativo nato dalla mente ingegnosa del designer Fabio Pirone che, grazie a questa unità abitativa energeticamente autosufficiente e rispettosa dell’ambiente, conquistò l’attenzione dei media locali e anche tanti amici che in quell’atmosfera Seventies vi trascorsero tante divertenti serate.
Figlio della Rouloft, qualche anno dopo, fu lo “Scollegato”, un carrello attrezzato con pannello fotovoltaico, su cui si esibì il “dj del popolo” Vinyl Gianpy in un rovente dj set nell’edizione 2010 del Festival Internazionale di Artisti in Strada Castellarte.
Le nevicate di quest’ultimo inverno, però, hanno seriamente minato la stabilità della Rouloft che sembrava ormai destinata al viaggio finale e definitivo ma… l’ingegnoso Fabio non si è rassegnato all’idea che l’amata creatura finisse così e ha pensato di recuperare tutto il recuperabile per trasformarlo in oggetti di design.
Ecco quello che succede quando guardi troppe puntate di McGyver da bambino!
Fabio Pirone, riassumiamo in breve la storia della Rouloft, in che anno l’hai realizzata? Com’è nata l’idea?
“La Rouloft la conosco da quando avevo 12 anni, mio nonno la comprò da una ditta di edilizia che la usava come ufficio di cantiere, logicamente non era ancora quello che sarebbe poi diventata, nel 2007 iniziai il progetto “Rouloft”. Anche il nome frutto di un gioco di parole nacque in quel periodo, quando il primo piccolo pannello fotovoltaico installato sul tetto mi consentì di frequentare quel luogo anche di sera in compagnia di amici e tra una chiacchiera ed un bicchiere di troppo la roulotte di Capriglia divenne la più famosa Rouloft. Da allora si sono susseguite migliorie continue, pannelli più potenti, il riciclo dell’acqua piovana con sistemi di filtraggio osmotico, centraline domotiche per la gestione degli impianti ed un buon restauro per riportarla agli anni di nascita: la Rouloft è classe 72 nata in Svizzera e poi finita qui, una storia davvero singolare. Purtroppo tutto questo fu interrotto della copiosa nevicata che colpì l’Irpinia nel febbraio del 2012, durante la quale il mio piccolo esperimento di “modulo abitativo stand alone” non resse alla pressione del manto nevoso e, come una scatoletta di tonno sotto l’apriscatole, cedette aprendosi. Pur avendo tentato il ripristino della falla, il successivo allagamento durante lo scioglimento della coltre ne decretò la prematura fine, che ci porta alla demolizione di quest’anno”.
All’epoca ebbe un notevole riscontro sulla stampa e sui social, come hai vissuto quest’interesse forse da te neppure preventivato? Che riscontri hai avuto allora?
“Sicuramente il clamore fu inaspettato: iniziai ad essere intervistato anche da testate nazionali, vennero i complimenti di una nota portavoce dell’ecologia come Paola Maugeri a cui non so come sia arrivata la notizia dell’esistenza della Rouloft! Ma nell’epoca dei social le distanze si sono accorciate e basta davvero poco per saltare agli occhi. A parte la “gloria” molte furono le proposte di lavoro successive, tra tutte spicca l’edizione 2010 di Castellarte dal titolo “Energicamente” nel quale proposi lo “Scollegato” ed elementi scenografici, oltre a varie altre collaborazioni nel settore dell’innovazione tecnologica”.
Dopo la Rouloft hai realizzato altri progetti innovativi e divertenti? Ce li racconti?
“Sulla scorta dell’esperienza maturata nelle fonti rinnovabili proprio per Castellarte disegnai lo Scollegato, una consolle per DJ interamente alimentata dall’energia solare di un pannello che, grazie ad un generoso accumulo, fece ballare per tre sere consecutive gli affezionati del famoso Vinyl Gianpy. Anche allora il tempo non fu clemente e superammo la prima giornata di pioggia torrenziale quasi indenni, forse un presagio? Con quella consolle in un carrello girammo anche sul corso di Avellino, trainati da una mitica panda rossa e facendo ballare le persone che incontravamo. Per la prima volta il fotovoltaico si avvicinava alle persone perdendo quel sapore puramente ingegneristico e tecnico da paroloni sconosciuti ai non addetti ai lavori: la gente ne capì le potenzialità e non era più solo un affarone per il conto energia, molti capirono che ci si poteva rendere autonomi. Attualmente le mie sperimentazioni coinvolgono il cibo, ho da poco partecipato ad un concorso d’idee chiamato “Tra i Due Mari” coinvolgendo il già premiato Chef Mirko Balzano col quale a quattro mani abbiamo inventato la “Ramatella” un nuovo concept di street food puramente Made in Irpina che parteciperà all’EXPO il 25 giugno, ma prima saremo a Napoli nelle sale del Castel dell’Ovo il 6 Giugno insieme agli altri partecipanti campani”.
Il riuso è il tuo pallino, ritieni che potrebbe essere insegnato alle persone, che sarebbe utile far capire che oggi buttare via qualcosa è un lusso visto lo stato di salute del pianeta e la crisi?
“Già tanti si cimentano nel campo, molti lo promuovono qualcuno lo insegna, per quanto mi riguarda il riuso è un modo di approvvigionarsi di semilavorati e materie prime che accorciano la filiera produttiva, dando modo alla fantasia di cimentarsi partendo da qualcosa di precostituito, un po’ come le parole crociate facilitate, tutti le facciamo prima di passare a Bartterzaghi. Il lusso dell’usa e getta è ormai passato stiamo ritornando al conservare e riutilizzare, cosa che i nostri nonni ci insegnavano molto prima dei nuovi guru dello shabby chic. Tutti possono avvicinarsi a questo tipo di artigianato con un minimo di guida, ma per il resto tutto sta al gusto personale e alla capacità di metterlo in opera”.
Cosa succederà ora alla Rouloft? Cosa ne farai?
“In questo momento giace coricata come fosse un “memento mori” ma prima di ultimare la demolizione ci è venuta l’idea di reincarnare lo suo spirito declinando alcune sue parti in oggetti di ready made. A questo scopo ho coinvolto una coppia di amici che del riuso hanno fatto mestiere creando una linea di oggetti chiamati “Folijna”, con loro abbiamo selezionato alcuni pezzi che potessero subito ricondurre alla mente di chi li osserva lo scenario che era la Rouloft prima di capitolare. Per ora siamo ancora alla fase carta e penna, ma sicuramente a breve ci faremo vivi con la serie Folijna Rouloft”.
L’arte del riuso ha diversi adepti in Irpinia, ci sono altri designer che fanno il tuo stesso lavoro con gli oggetti vecchi o artisti con cui hai collaborato? Insomma il vecchio mito che gli irpini sono individualisti e non sanno fare squadra è vero?
“Non c’è una sola verità, sicuramente alcuni sono reticenti a far gruppo, ma solo perché a volte non c’è un’idea tanto forte da mettere d’accordo tutti. Nel mio caso ho collaborato con diversi tra maker, artisti e chef tra cui il maestro Giuseppe Rubicco, artista nel riuso scultoreo del vetro: le sue opere più famose sono sicuramente i calchi di volti eterei ed i suoi grigliati, reticoli di vetro fuso ai quali dà poi le forme più disparate, proprio con uno di questi disegnammo la lampada “Cristalia” che fu esposta alla Fiera del mobile di Milano nel 2013”.
E’ vero che il tuo mito è McGyver? A chi altro vorresti assomigliare?
“Sicuramente il self made man è uno dei miei miti, in passato non perdevo una puntata ed avevo il mio fido coltellino sempre a portata di mano, ma avevo 12 anni all’epoca! Ho imparato col tempo e con gli sbagli che cercare di assomigliare a qualcuno può servire fino ad una certa età in cui non si ha ancora chiaro il proprio ruolo. Poi l’imitazione deve lasciare spazio alla libera creazione ed è quello che in questo momento sto cercando di fare, senza farmi influenzare dalle tendenze o dai principi del design. Altrimenti il mondo sarebbe solo una fotocopiatrice dal toner infinito”.