Marco Imbimbo – Ancora un nulla di fatto sulla vertenza degli ex parcheggiatori che questa mattina hanno manifestato davanti al Comune. Anche l’incontro tra il primo cittadino e Giuseppe Stolfa, sindacalista della Filas, non ha sortito effetti. «Non c’è alcuna notizia positiva. C’è un ricorso al Tar e il sindaco ha ribadito che non può prendere iniziative finché non ci sarà una ben definita soluzione del Tribunale. Bisogna attendere», spiega Stolfa. Il responso del Tribunale amministrativo non arriverà prima del 7 febbraio. «Abbiamo chiesto almeno un utilizzo provvisorio in attesa di questa data, per garantire un minimo di reddito a questi lavoratori – prosegue Stolfa. Potrebbero impiegare questi lavoratori nei controlli delle aree chiuse, ma la risposta del sindaco è stata che la gestione di queste aree è di competenza dell’Acs».
Prosegue, dunque, il rimpallo di responsabilità a piazza del Popolo e, a questo punto, salta definitivamente anche quell’ipotesi di prese in carico da parte dei servizi sociali che era stata avanzata a settembre. Una misura temporanea in attesa del nuovo bando di gestione delle aree chiuse. «Non c’è neanche questa ipotesi, non si capisce in che modo si possa fare – prosegue Stolfa. Non ci sono fondi, almeno questo è quello che ci ha detto. Oggettivamente non siamo assolutamente soddisfatti». Ancora meno soddisfatti sono gli ex parcheggiatori che continuano a non vedere buone notizie all’orizzonte. «Il sindaco ha ripetuto che ha le mani legate – spiegano. Noi siamo sempre sul chi va là, non c’è una soluzione esatta. Non ci ha dato dei tempi. Se il Tar rinvia la discussione di febbraio, siamo sempre punto e capo. Chiediamo semplicemente la possibilità di inserirci in un progetto, come ci è sempre stato detto. Dovevamo fare la guardiania e la pulizia delle aree, nient’altro».
Gli ex parcheggiatori annunciano che porteranno avanti la loro protesta finché non verrà trovata una soluzione. «Siamo allo stremo – ammettono. Non so fino a che punto resisteremo, non ce la facciamo più. Non chiediamo un impiego a tempo pieno, ci bastano poche ore al giorno, giusto per lavorare perché non ce la facciamo più a stare sempre così».