Avellino – Si tratta della fabbrica additata come il luogo dei veleni: ospitava la scoibentazione delle carrozze
Ex Isochimica, ancora una volta agli onori della cronaca: questa volta sembra giungere una buona notizia. Parte il piano di bonifica proprio oggi. Un provvedimento d’obbligo per un’area che per anni ha ospitato la fabbrica di scoibentazione di carrozze ferroviarie. Dopo la sollecitazione di Antonio Spina, all’Eurocomet, l’azienda privata che ha assunto l’onere di procedere alla bonifica dell’ex stabilimento Graziano, ora l’ok. Passaggio, iniziale e necessario, sarà quello di intervenire laddove avveniva la scoibentazione dell’amianto, materiale che sarebbe ancora presente sottoterra, da quanto è emerso da sondaggi e rilevamenti compiuti, nei mesi scorsi, dall’Arpac. Continuano, infatti, ad essere presenti sullo spiazzale dell’azienda i cubi di “veleno” diventati friabili tanto che le fibre di amianto possono essere facilmente trasportate dal vento nel vicino quartiere di Borgo Ferrovia. Di quello stabilimento rimane solo uno scheletro di fabbrica che negli anni ’80 impiegava circa trecento operai per scoibentare dall’amianto le carrozze in disuso delle Ferrovie di Stato. Ricordiamo che anni addietro una prima e sommaria bonifica dell’area aveva permesso di rinchiudere in blocchi di cemento gran parte dell’amianto ricavato. Con gli anni quei blocchi hanno cominciato a deteriorarsi e per evitare che le spore, leggerissime potessero disperdersi nell’aria sono stati coperti da teloni in pvc. In attesa dell’avvio della procedura, i dipendenti dello stabilimento – circa 404 sono le maestranze – per l’esposizione all’amianto durata anni, vengono sottoposti periodicamente a visita medica. In un referto prodotto dal Dipartimento di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica di Roma, a seguito di un sopralluogo effettuato il 19 marzo del 1985, si legge: “Le analisi hanno evidenziato che la gran parte dell’amianto manipolato è della varietà più pericolosa del minerale e che la scoibentazione avviene in un ampio capannone unico privo di aspiratori e di sistemi di abbattimento della polvere. La scoibentazione – si legge nel referto – è effettuata a secco in ambiente polveroso ad occhio nudo ed i mezzi di protezione adottati dalla maggioranza degli addetti (semimaschere a filtro o addirittura mascherine di carta) hanno una protettività limitata rispetto al rischio”. Insomma dalle parole ai fatti.
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