Ex direttore delle Poste condannata, non fu peculato ma truffa: condanna ridotta a 4 mesi

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Tribunale

SAN MANGO SUL CALORE – I giudici della Prima Sezione Penale della Corte di Appello di Napoli riqualificano la condotta dell’ex direttrice delle Poste di San Mango sul Calore in truffa e la condanna a tre anni per peculato inflitta in primo grado dal Gup di Avellino si riduce a quattro mesi con pena sospesa. Per effetto della riqualificazione infatti per 21 dei 22 buoni fruttiferi di cui si sarebbe appropriata la direttrice è intervenuta la prescrizione (all’origine della contestazione erano 98 i buoni fruttiferi) revocata anche l’interdizione dai pubblici uffici e il risarcimento a Poste Italiane.

IL FATTO
La direttrice era accusata di aver truffato circa 180mila euro ad un risparmiatore, che aveva denunciato l’ammanco relativo ai buoni fruttiferi postali. L’ex direttrice difesa dagli avvocati Gaetano Aufiero e Stefano Vozella ha sempre respinto le accuse. In primo grado, il Gup Marcello Rotondi aveva anche disposto una perizia tecnica calligrafica per comprendere se le firme apposte erano quelle della parte offesa. Era intervenuta la condanna a tre anni per peculato.

IL PROCESSO DI APPELLO
Nel processo di secondo grado, davanti ai giudici della I Sezione Penale della Corte di Appello, la difesa ha puntato oltre che sulla prova della mancanza di responsabilità della ex direttrice anche su una ipotesi di reato alternativa. Quella che non si trattasse di peculato ma di una truffa. I difensori hanno fatto riferimento ad una serie di sentenza della Cassazione relative alla riqualificazione e al peculato in casi analoghi. Tra l’altro sulla contestazione di peculato in questi casi c’e’ stata anche una recente sentenza delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione sulla qualifica di pubblico ufficiale del dipendente di poste italiane nell’ambito delle operazioni di banco posta e di risparmio. Una tesi alternativa che ha evidentemente convinto i giudici. Le motivazioni saranno depositate entro novanta giorni.