“Entità d’impatto imprevedibile”. Strage bus: Autostrade si difende, ora tocca agli imputati

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Renato Spiniello – Acquisita la Perizia Bis, quella relativa al rito civile che si svolge parallelamente dinanzi al giudice Pasquale Russolillo e redatta da cinque consulenti, tra cui tre docenti dell’Università Federico II di Napoli. Il documento, però, non avrà valore di una consulenza tecnica, bensì servirà al giudice per le valutazioni finali.

Così ha stabilito in Aula di Corte d’Assise “Nunziante Scibelli” il giudice monocratico Luigi Buono in apertura della nuova udienza sulla strage del viadotto di Acqualonga del 28 luglio 2013. Il magistrato, tuttavia, si è riservato di decidere alla prossima udienza (il 6 aprile) sull’acquisizione della ricostruzione video del sinistro realizzata dal Sovrintende Capo della Polizia di Stato di Vicenza Carlo Alessandro Zadra, richiesta dal pm Rosario Cantelmo.

“C’è un errore di metodologia – hanno tuonato in Aula gli avvocati difensori – Zadra non è un consulente e non gli si può chiedere una perizia. Quel documento è l’ultima delle cose che devono essere valutate da questo giudice”.

A seguire, registrata l’ennesima assenza dei testi residui del funzionario della Motorizzazione Civile di Napoli Vittorio Saulino e dell’ad di Autostrade per l’Italia Giovanni Castellucci, entrambi rinviati a giudizio, ovvero l’ingegnere Carlo Manzo, il sindaco di Pozzuoli Vincenzo Figliolia e Roberto Sgalla, si è proceduto al controesame del pool di super consulenti nominato da Autostrade.

L’ammaloramento dei tirafondi non era un fenomeno conoscibile prima del 2013, l’apertura della portiera anteriore sinistra del bus è diretta conseguenza dello scarso impianto pneumatico del mezzo e stando ai dati dal 2008 al 2012, riferiti al traffico e agli incidenti nel tratto autostradale Avellino Ovest-Baiano, era sufficiente quel tipo di barriere.

Su questi punti si è eretta la difesa dei docenti universitari, che imputano il grave incidente alla velocità dell’autobus e alla sua particolare angolazione d’impatto con le barriere bordo-ponte. “Impatti di quella maledetta entità non erano prevedibili”: queste le esatte parole di uno dei professori.

Il pool si è poi concentrato sul sistema di ancoraggio in questione (definito deformabile) che consente decelerazioni maggiori rispetto a quello bloccato. “In sostanza più il sistema di ancoraggio è rigido, minore sarà la decelerazione – hanno spiegato – Tale deformazione avviene allo stesso modo anche con tirafondi ammalorati e, in ogni caso, la corrosione patologica non era prevedibile”.

Ad incalzare i periti prima Sergio Pisani, legale di Gennaro Lametta, poi il rappresentate dell’ex funzionaria della Motorizzazione Antonietta Cerignola, l’avvocato Carlo Marchiolo, lo stesso Cantelmo e, infine, il giudice Buono.

Il capo dei pm avellinesi ha chiesto delucidazioni sugli ancorati presenti nella tratta autostradale, di tipo Liebing Ultra Plus NM16, che stando alle normative dell’Organizzazione Europea per la Valutazione Tecnica (EOTA) e ad un certificato di conformità di un’università tedesca, andrebbero utilizzati soltanto in strutture interne ed asciutte e quindi non esposte a pioggia, neve e spargimenti di sale. Tra l’altro proprio la tratta in questione risulta in pendenza e quindi i tirafondi sono maggiormente esposti a tali depositi.

Il giudice, dal suo canto, si è concentrato sulle divergenze tra le due consulenze tecniche presentate da Procura e Autostrade. “Nostro un modello più raffinato – hanno suggerito i periti – la Procura non ha utilizzato i manichini e non ha ricostruito a dovere le interazioni con gli altri veicoli”. Proprio lo scontro contro una Opel Zafira, secondo gli esperti, avrebbe generato la particolare angolazione d’impatto del bus con le barriere laterali. “Con quell’angolazione e a quella velocità (92 km/h), le barriere, anche con tutti i tirafondi in perfetto stato, mai avrebbero potuto reggere”.

Il procedimento si aggiorna al prossimo 6 aprile, quando toccherà comparire in Aula agli imputati, tra cui l’ad Castellucci, il direttore generale Riccardo Mollo ed il responsabile pavimentazione e articolazione barriere di sicurezza Giulio Massimo Fornaci, tutti della società Autostrade. Gli imputati, se si presenteranno, decideranno se essere interrogati o rilasciare dichiarazioni spontanee.