Quindici – L’economia geocriminale del Vallo Lauro conosce oggi una delle pagine più nere della sua storia. Sono 8 gli esponenti del clan Graziano arrestati questa notte dai carabinieri del Comando Provinciale di Avellino in esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli. Nove le persone colpite dal provvedimento, una delle quali però risulta ancora irreperibile. I destinatari delle ordinanze sono tutti accusati di fare parte dell’associazione mafiosa dei Graziano, attiva nel Vallo di Lauro ma anche in alcuni centri della provincia di Salerno, quali Siano, Bracigliano, Mercato San Severino e Castel San Giorgio.
I NOMI DEGLI ARRESTATI – Adriano Sebastiano Graziano, 43 anni, Andrea Rubinaccio, 32 anni, Francesco Manzi, 68 anni, Alfonso Graziano, 54 anni, Luca Galeotalanza 23 anni, Valeriano Jonathan Rubino, 24 anni; Francesco Graziano, 27 anni, e Olindo Dalia, 44 anni.
ADRIANO GRAZIANO, IL NUOVO ‘LEADER CARISMATICO’ – Le indagini e l’azione di repressione nei confronti dei Graziano hanno conosciuto una significativa spinta in occasione della scarcerazione nel luglio 2007 di Adriano Sebastiano Graziano, detenuto presso il carcere di massima sicurezza di Spoleto. Il suo ritorno in libertà diede impulso infatti alla costituzione di un nuovo gruppo ‘dirigente’ del clan Graziano che, a seguito degli arresti dell’anno 2007, risentì dell’assenza di una figura carismatica capace di garantire il controllo del territorio e la continuazione delle attività illecite.
Anni di indagini hanno permesso di constatare con certezza come, nonostante l’azione repressiva condotta contro l’associazione negli ultimi anni (si pensi agli arresti del 5 maggio 2008, quando 23 affiliati al citato clan Graziano vennero sottoposti a custodia cautelare), Adriano Sebastiano Graziano, soprannominato “‘o professore”, fosse divenuto promotore, dirigente e organizzatore della stessa organizzazione criminale. Una riorganizzazione realizzata in pochissimo tempo sia sul piano militare, servendosi in particolare di Antonio Mazzocchi come braccio armato in grado di intimorire gli avversari, sia sul piano finanziario, mediante la costituzione e l’indiretta gestione di società e attività commerciali nel settore della distribuzione alimentare.
Le indagini sono state condotte dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Avellino in collaborazione con il personale del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Baiano e delle Stazioni Carabinieri di Quindici, Lauro e Marzano di Noia.
IMPRENDITORI AL COSPETTO DEL BOSS NELLA VILLA BUNKER – La base operativa del clan è stata individuata nella villa bunker, a Quindici in via E. De Filippo, utilizzata da Adriano Graziano e dalla sua famiglia, anche come luogo per ricevere le ‘visite’, più o meno spontanee, di imprenditori finiti nella ragnatela dei Graziano.
Basti pensare che Adriano in un’occasione incaricò il cognato Francesco Graziano di condurre al suo cospetto per il pagamento di oggetti preziosi un gioielliere di Lauro (che a fronte di un importo di oltre 4mila euro, fu costretto ad accettare solo 500 euro).
L’immobile era stato adattato agli scopi dell’organizzazione anche per garantire una difesa passiva, sia dagli attacchi del clan nemico dei Cava, sia allo scopo di eludere i controlli delle forze dell’ordine. Grazie ad intercettazioni ambientali nel covo dei Graziano, è stato possibile appurare come qui venissero progettati e organizzati buona parte dei propositi criminali ideati da Adriano Graziano. In particolare, nell’immobile sono stati tenuti veri e propri summit ai quali hanno partecipato importanti personaggi legati ai Graziano, quali ad esempio Francesco Manzi (Ciccarore) e Alfonso Graziano.
UN GIRO D’AFFARI DI OLTRE 5MLN DI EURO – Moto, auto, un supermercato fantoccio utilizzato per ripulire il denaro sporco e per reperire liquidità per comprare droga, armi e quant’altro servisse alla ‘quotidianità’ della criminalità organizzata. Oltre ai 9 esponenti, sono 10 le persone indagate per il reato di attestazione fittizia do immobili. Beni che costituivano insomma il frutto della trasformazione e lo strumento per il mascheramento dei proventi illecitamente accumulati, di fatto intestati e gestiti da terze persone, alcune insospettabili, come Olindo Dalla, imprenditore edile di Moschiano, o Carmela Graziano (cognata di Adriano) e il fratello di questa, Francesco Graziano. Tali soggetti, legati a vario titolo con il boss, ne favorivano l’arricchimento illecito fungendo da prestanome e comparendo formalmente nella compagine societaria.
Pertanto, contestualmente all’esecuzione delle misure cautelari nei confronti dei soggetti indicati, sono stati sottoposti a sequestro preventivo la società “La Nuova Fonte S.r.l.”, che può essere considerato il “polmone finanziario” del gruppo, nonché una autovettura BMW 325D e due motocicli. La prova del fittizio trasferimento è stata fornita da indagini tecniche, riscontri documentali e contabili, nonché da dichiarazioni di collaboratori di giustizia. In particolare, dalle indagini è emerso che sono stati portati e consegnati a Adriano Graziano il denaro e i titoli prodotti dalla gestione commerciale del supermercato “La Nuova Fonte S.r.L”.
I Carabinieri hanno accertato che Adriano Sebastiano Graziano, ad esempio, prima trattava direttamente l’acquisto e le modalità di pagamento dei beni poi risultati della sua disponibilità, ma successivamente, al momento della stipula del contratto di acquisto effettuato tramite Francesco Graziano e altri sodali, intestava i suddetti beni alla ditta “La Nuova Fonte S.r.l.”. In tal modo, di fatto, nulla figurava a carico di Adriano e persino i contratti assicurativi dei veicoli erano intestati a dei prestanome. La società “La Nuova Fonte s.r.l.”, amministrata da Francesco Graziano formalmente appartiene a questi e alla sorella Carmela con quote del 50% ciascuno, ha prodotto un volume d’affari di circa 5.000.000 di euro negli ultimi anni.