Ds-Fierro: “La strategia della Margherita è giunta a un punto morto”

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Avellino – Una riflessione d’obbligo per un’analisi severa e dettagliata. Così i Ds hanno avviato la discussione su un risultato elettorale definito dagli stessi vertici di via Carlo del Balzo ‘incompiuto’. Al tavolo il segretario cittadino Gerardo Adiglietti, l’assessore regionale Rosa D’Amelio ed un rigoroso ed inflessibile Lucio Fierro, primo sostenitore, critico ed autocritico, “… di un centrosinistra che ha tutti i numeri per governare ma soprattutto per dare risposte al Paese”. Perché se le politiche hanno avviato il confronto, i prossimi appuntamenti avranno il chiaro scopo di confermare o misconoscere gli ultimi dati elettorali. Si apre così il ragionamento su obiettivi di immediata realizzazione. Torino, Milano, Roma, Napoli, Benevento, Caserta e Salerno saranno chiamate alle urne tra un mese. Due mesi e gli italiani si confronteranno con il referendum. Banchi di prova in grado di cambiare tutti i tasselli dell’incompiuto mosaico di un voto ancora tutto da costruire. E se il primo dato è in fase di realizzazione, il secondo non lascia margini di dubbio: “Il voto a Forza Italia è una sorpresa fondata sul nulla. In Italia esiste una linea nera che fa emergere una società priva di senso dello Stato e noi abbiamo sbagliato a sottovalutare la forza ed il peso di questa società. Rispetto a tutto questo, però, non siamo stati capaci di portare avanti un certo tipo di politica culturale. Questo non è un limite della campagna elettorale ma un limite di fondo che ci portiamo avanti da dieci anni, il limite di carattere identitario di uno schieramento che si riconosce sempre meno sulla base di valori comuni”. Il terzo punto è interamente dedicato all’Ulivo: “Un voto estremamente significativo: la somma delle percentuali di Ds e Margherita al Senato è inferiore rispetto ai voti dell’Ulivo alla Camera. Tutto a causa della mancanza di riunificazione politica, per l’assenza di uno stemperamento delle differenze. Ammesso che non ci siano le condizioni per governare nel corso di questi cinque anni, non possiamo riandare al voto seguendo la strategia della ripetizione”. Una sorta di monito per mettere in guardia contro le potenzialità di un centrodestra quasi inoffensivo ma “rimasto scottato dal suo stesso sistema elettorale, in quanto con la vecchia legge avrebbe vinto senza ombra di dubbio”. Da qui l’esame di un doppio problema: i tempi di costituzione del Partito Democratico e soprattutto la sua reale identità politica. Tesi supportate da una dispersione del voto registrata in Campania, in Italia e a maggior ragione in Irpinia, che rende i dati del 2005 frutto di “una grande illusione”. E forse anche di una delusione “soprattutto per la Margherita. Non sull’analisi dei dati ottenuti ma su quella delle aspettative deluse”. Singolare l’esempio della stessa città capoluogo che in piccolo finisce con il rispecchiare un dato registrato quasi ovunque: “I voti dell’Ulivo alla Camera sono inferiori rispetto a quelli ottenuti da Ds e Margherita al Senato. Eppure il Prc è stabile. Verdi e Comunisti Italiani guadagnano poco. L’Udeur segue le stesse sorti. Alcuni dati, dunque, finiscono con il perdersi. L’unica interpretazione che si possa dare a questo stato di cose va ricercata nella capacità di presa del capolista al Senato. Per il resto i voti vanno al centrodestra. Ed è proprio a questa serie di contingenze che dobbiamo dare una spiegazione. La conflittualità non paga. Il processo portato avanti dalla Margherita ha toppato. La strategia è giunta ad un punto morto”. Dopo l’analisi, conclusioni ferme: “Per ripartire c’è bisogno di qualcosa di diverso all’interno della coalizione”. (di Manuela Di Pietro)

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