ALTAVILLA IRPINA- “Un gruppo assolutamente coeso, che agisce per il perseguimento non occasionale ed episodico, ma stabile, di un programma delittuoso avente ad oggetto la commercializzazione di sostanze stupefacenti, con base operativa in
Altavilla Irpina”. Così i giudici della Sesta Sezione Penale della Cassazione hanno condiviso le motivazioni del Riesame di Napoli rispetto al gruppo guidato dal narcos Americo Marrone, sgominato da un’indagine della Squadra Mobile di Avellino coordinata dal pm antimafia Henry Jhon Woodcock e dal pm Luigi Iglio, rigettando il ricorso di Francesco De Angelis, uno dei soggetti coinvolti nel blitz eseguito dal personale agli ordini del sostituto commissario Roberto De Fazio.
In particolare, il Collegio della cautela ha sottolineato che la continuità e l’assoluta ripetitività dei rapporti illeciti fra i soggetti coinvolti nei singoli episodi criminosi in materia di stupefacenti, la pluralità delle condotte delittuose realizzate, la stabilità dei vincoli delinquenziali, la finalizzazione dei contatti allo svolgimento dell’attività delittuosa programmata, l’utilizzo di un linguaggio codificato, la presenza di un’organizzazione, sia pure rudimentale, di uomini e mezzi (dispositivi cellulari e sim card, intestate fittiziamente a soggetti extracomunitari) erano tutti elementi idonei a dimostrare in termini di gravità indiziaria la sussistenza e l’operatività del sodalizio criminoso contestato”. Ripercorrendo come già aveva fatto il Riesame anche la struttura del gruppo: “Era guidato da America Marrone, che, benché detenuto, sovrintendeva all’attività illecita, tenendo i rapporti con i clienti, che acquistavano la droga all’ingrosso, e dettando le direttive da osservare scrupolosamente nell’esecuzione delle singole operazioni di compravendita. Ciò grazie all’aiuto dei suoi stretti congiunti, ossia la moglie Tiziana Porchi e il nipote Valentino D’Angelo, che, liberi sul territorio, mantenevano i contatti con gli altri sodali e consentivano a questi di relazionarsi con lo stesso Marrone”. Uno degli elementi significativi e’ stato rappresentato dal Riesame: “e’ stato ritenuto il sequestro, eseguito presso l’abitazione di Tiziana Porchi, della somma di 252.000,00 euro, riferibile agli illeciti traffici connessi agli stupefacenti, come si evinceva dai dialoghi captati tra la donna e Marrone e, segnatamente, dalle loro preoccupazioni che il danaro, facente parte della cassa e indispensabile per operare nuovi acquisti, potesse costituire oggetto di interventi repressivi e di sequestro da parte degli inquirenti. Il che testimoniava non solo le notevoli disponibilità finanziarie di cui l’organizzazione disponeva, ma anche il ruolo di cassiere svolto da Tiziana Porchi, almeno in costanza di detenzione del marito Marrone”. Per cui, ritengono i giudici della Cassazione: “Alla luce di quanto precede è evidente che entrambi i Giudici della cautela hanno posto a base della loro analisi il medesimo inquadramento della fattispecie e coerentemente hanno dato rilievo sul piano probatorio ad elementi effettivamente idonei a dimostrare l’esistenza di uno stabile sodalizio, dedito al narcotraffico. Nell’evidenziare dati, quali la reiterazione continua delle condotte di spaccio, l’esistenza di profili organizzativi, l’utilizzo di un linguaggio conosciuto dai sodali, i menzionati Giudici hanno valorizzato elementi legittimamente intesi come rappresentativi dell’operatività di un gruppo di soggetti, che agiva per il perseguimento non occasionale ed episodico, ma stabile, di un programma delittuoso, avente ad oggetto un numero indeterminato di reati in materia di stupefacenti. Ciò equivale alla puntuale rappresentazione di un’associazione per
delinquere di cui all’art. 74 d.P.R. 309 del 1990”. In riferimento a De Angelis, i giudici del Riesame avevano rilevato come “rente aveva fornito un contributo significativo alla vita del sodalizio, anche assicurando la fornitura costante di schede telefoniche intestate a cittadini extracomunitari, che erano state di vitale importanza per la realizzazione del programma criminoso, in quanto avevano consentito a Marrone e agli altri associati di conversare con utenze dedicate, al fine di eludere eventuali intercettazioni”
Redazione Irpinia
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