Dolce Vita, quando invece di guardare alla Luna ci si concentra sul dito

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AVELLINO- La narrazione dell’inchiesta “Dolce Vita” è sicuramente oggetto di massima attenzione come è giusto che sia da parte dell’ informazione. E’ oggetto anche di grande curiosità da parte della comunità cittadina e persino da quella provinciale. Spesso anche “esagerata”, a tratti quasi “morbosa”. Del resto non potrebbe essere altrimenti per un’inchiesta, la prima che ha scosso così profondamente il Palazzo Comunale della città capoluogo, che ha determinato l’ arresto (i domiciliari, poi come è noto annullato dalla Cassazione ndr) di un ex sindaco di Avellino e sconvolto la vita politico amministrativa della città. Negli ultimi giorni però si ha l’impressione che mentre viene indicata la Luna, come spesso accade tutti si concentrano sul dito. Il riferimento è alla ormai “famosa” udienza filtro che si celebra davanti al Gip Giulio Argenio, chiamato a decidere sulla distruzione di alcune intercettazioni audio/video richiesta prima dalla Procura di Avellino, a cui si sono successivamente aggiunte SEI, il numero è ingrandito volutamente, intercettazioni audio video che ha chiesto di distruggere la difesa. Bisogna fare due premesse però. La prima riguarda la Procura. Nelle tanto vituperate stanze della Procura di Avellino, dove per qualcuno (ovviamente non mi riferisco al collegio difensivo, sia chiaro) si sarebbe tramato per creare la “prova mediatica” (ricordiamo che neppure la conferenza stampa sul caso è stata convocata e che ormai da un anno e un mese dal blitz il Procuratore Domenico Airoma non ha mai parlato delle indagini relative al Comune di Avellino) con una linea senza precedenti almeno a memoria di chi scrive (e posso assicurarvi che da tempo mi occupo delle inchieste della Procura di Avellino) si è deciso di sollecitare la distruzione di una serie di intercettazioni audio video che inerivano la sfera personale di due indagati. Si tratta dell’ ex sindaco Gianluca Festa e dell’ architetto Fabio Guerriero. Si tratta di un atto di estrema correttezza da parte dell’ Ufficio di Procura. Ed è una cosa che va sottolineata, visto che sono state tante le enormità ascoltate da settembre ad oggi, giustificabili in parte, ma sempre enormità. Rispetto a questa udienza filtro c’è il dato che interessa proprio le difese. Gli avvocati, in primis proprio i legali di Festa e Guerriero, Luigi Petrillo e Concetta Mari e Marino Capone e Nicola Quatrano, si sono dovuti sobbarcare l’ onere, ma anche qui c’è il confine netto di serietà professionale per chi assume un incarico, di scandagliare nel mare magnum dell’ inchiesta altri eventuali intercettazioni. Con un gap però. Non avendo a disposizione i progressivi. Per farla semplice, senza avere un ordine cronologico delle stesse intercettazioni e in più occasioni dovendo riscontrare tra intercettazioni telefoniche, ambientali audio/video e trojan. La difesa fa semplicemente e in questo caso certosinamente il suo lavoro, incontestabile e anche alla luce della mole di atti neppure tanto invidiabile. Fatte queste due doverose premesse, torniamo a noi. Perché ci indicano la luna e guardiamo il dito. E’ semplice. Perché l’inchiesta Dolce Vita è composta, solo per dare i due numeri di maggiore rilievo, da ben 580.953 tracce audio/video (quelle che comprendono tutte le intercettazioni e i trojan per intenderci) e la cosiddetta discovery dell’inchiesta è composta da oltre settecento cartelle. Cosa vuole dire? Almeno duecentomila pagine, volendo contare una minima media di atti per ogni cartella. Veramente c’è da essere scettici rispetto al sacrosanto diritto di valutare anche le sei intercettazioni a cui fa riferimento la difesa, non fosse altro che per il lavoro compiuto. Ma sei tracce su 580.953 non potranno certo determinare uno stop alla macchina della Giustizia e alle fasi processuali. Non lo comprenderebbe neanche la pubblica opinione. Per cui sicuramente la macchina andrà avanti. Quindi nei prossimi giorni potrebbe già arrivare, come da qualche settimana si attende, con o senza l’ordinanza nell’ambito della cosiddetta udienza filtro, la richiesta di rinvio a giudizio. Che rispetto al dito del confronto, sempre pacato tra Procura e Difesa davanti al Gip, rappresenta, in questa vicenda, la Luna. Anche perché con queste premesse non so immaginare cosa ci dovremo aspettare quando si entrerà nel vivo della discussione durante l’udienza preliminare. Questo semplice scritto era necessario per riannodare un po i fili di una vicenda giudiziaria che merita di avere il giusto rilievo e una narrazione che non disorienti la pubblica opinione.