Avellino – Disagio giovanile: una questione più che mai viva e che non manca di mostrare i suoi preoccupanti spigoli con frequenza sempre più regolare. Abuso di droghe e alcool, bullismo in forme più o meno eclatanti, fino alla formazione di vere e proprie baby gang, anoressia, bulimia, fughe da casa e in alcuni casi, purtroppo, anche il suicidio e l’omicidio. Il quadro delle patologie adolescenziali è tristemente vario nel mondo come in Italia, e Avellino e provincia non sono certo immuni al problema. Perché le pagine di cronaca sono spesso occupate da notizie del genere? Cos’è cambiato nella società in questi decenni? E ancora: come è possibile fronteggiare questa emergenza? Fornire una risposta a questi interrogativi non è affatto facile. Il tema è delicato, le sue dinamiche complesse, la cause molteplici e il rischio, come spesso in questi casi, è quello di incappare nella dietrologia. Ne è consapevole l’assessore alle Politiche Giovanili di Avellino, Mirella Giova, che prova ad affrontare la materia nella duplice veste di rappresentante istituzionale e di madre. “Quello che noto quotidianamente è un degrado diffuso, una pericolosa involuzione culturale dove viene meno la forza dei valori e la capacità della società di educare le giovani generazioni – afferma – Ai ragazzi servono regole e buoni esempi, invece negli ultimi anni c’è una preoccupante escalation nel senso opposto”. Dalla famiglia alla scuola, passando per i modelli mediatici e virtuali, per la politica e per le istituzioni: il novero degli elementi che contribuiscono a questo stato di cose è ampio per la Giova. “Bisogna recuperare in fretta concetti come quello dell’educazione e del dialogo – spiega – e bisogna farlo a tutti i livelli, partendo dal microcosmo ambientale dei giovani, dove un maggiore sforzo evidentemente deve essere profuso da genitori e formatori, fino ad arrivare al macrocosmo, a quegli archetipi non sempre positivi forniti dalla società nel complesso”. E in questo senso il discorso si sposta sui mezzi d’informazione e comunicazione per i quali l’assessore comunale non risparmia critiche. Nel mirino finiscono certi programmi che alterano i valori veri a vantaggio di pericolose distorsioni della realtà. Il risultato? La Giova non ha dubbi: “Una spinta ai fenomeni di emulazione e la ricerca della trasgressione a tutti i costi. Non è una questione di censura – puntualizza – ma è evidentemente necessario qualche correttivo ai modelli trasmessi”. E nel calderone finisce anche la politica. “Chi amministra, a tutti i livelli, ha la stessa fondamentale responsabilità di fornire un buon esempio – sottolinea l’assessore alle Politiche Giovanili – ma come si pensa di educare i ragazzi se, come troppo spesso avviene, sono costretti ad assistere a comportamenti così opinabili e negativi?”. Insomma, se anche dall’alto questi sono i modelli che arrivano, le evoluzioni che si prospettano non appaiano certamente rosee e il ritratto della società che ne emerge non sembrerebbe lasciare vie di scampo. Eppure qualcosa può essere fatto per arginare il disagio. “Ad Avellino le cose vanno un po’ meglio – afferma la Giova analizzando il contesto locale – ma ciò non può tranquillizzarci, anzi la guardia deve obbligatoriamente rimanere alta. E’ opportuno uno sforzo congiunto di istituzioni enti e associazioni che sia teso innanzitutto all’indagine del problema e poi alla prevenzione. Convegni, incontri seminari e iniziative culturali possono rappresentare valide modalità per operare, ma è fondamentale comprendere che i primi attori devono essere i ragazzi e che qualsiasi forma di comunicazione deve essere indirizzata verso il loro modo di vedere le cose e verso il loro linguaggio, altrimenti – conclude – ogni sforzo potrebbe risultare vano”. (di Eddy Tarantino)
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