Di Martino: “I compensi mi spettano. Qualcuno è inadempiente”

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Palazzo Caracciolo il giorno dopo. La bufera che ha investito il Consiglio nel corso dell’assise di ieri sera trascina ulteriori polemiche dietro le quinte. Non semplicemente una questione di competenza, quella sollevata in aula in merito al ‘caso’ dell’avvocato Antonio Di Martino, dirigente dell’ufficio legale, ma soprattutto di principio. E ancor più una questione contrattuale. “Gli avvocati dipendenti di un ente pubblico, secondo il contratto nazionale, hanno diritto ad un compenso per le prestazioni effettuate”. Poche parole espresse per perorare la propria causa dall’avvocato dell’ente di Piazza Libertà ma che la dicono lunga sulla legittimità di una posizione che non ha bisogno di alcuna giustificazione “…essendo supportata da una vera e propria clausola contrattuale”. Insomma, a confutare le tesi del Consiglio, tribunale per una sera, non è propriamente il diretto interessato ma la legge. “Nel 1999 – dichiara Di Martino – ho vinto 32 cause senza percepire alcun compenso. L’ente, in parole povere, non mi ha pagato. Crediti e interessi che a partire da allora si sono accumulati nel tempo” e sono approdati tra le sale di Palazzo Caracciolo a distanza di ben sette anni. “Per questo ho fatto ricorso al Giudice del Lavoro ed ho chiesto quanto mi spettava”. Insomma, la matematica non è una opinione e la legge rivendica la sua forza: “Se l’avvocato vince, l’ente paga ma paradossalmente sembra che, pur di non pagare, si preferisca perdere”. E stavolta, l’ennesima vittoria di Di Martino ha avuto, a quanto pare, ripercussioni nel posto ‘sbagliato’. Resta comunque la perplessità di una questione sottoposta all’attenzione del Consiglio in “maniera impropria”. “Gli amministratori centrano ben poco in questa situazione. È la struttura a dover adempiere il proprio dovere ed è sempre la struttura, nel caso specifico, a dover pagare”. Massimo riserbo, da parte dell’avvocato, sui numeri delle cause vinte e sull’ammontare dei compensi… I calcoli lasciamoli a chi di dovere ma senza dubbio l’immaginazione corre verso somme ragguardevoli. (di Manuela Di Pietro)

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