Democraticamente Insieme: tra bordate e documenti di rottura

0
128

Avellino – Si terrà domani mattina alle ore 11.00 presso la sede del Movimento per il Partito Democratico (angolo Villa comunale) una conferenza stampa sullo svolgimento del Congresso provinciale della Margherita. Ma intanto il gruppo di Democraticamente Insieme ha diramato un documento. Una nota, a tratti dura, per illustrare il difficile iter che stanno attraversando i sostenitori del Pd. “Attenzioni e disponibilità crescenti hanno accompagnato la nostra proposta per rilanciare, su basi diverse, l’impegno politico fuori e dentro il partito e per tentare di riannodare i fili di una prospettiva strategica: quel partito democratico sul quale nelle ultime settimane abbiamo registrato, favorevolmente, clamorose e mai spiegate folgorazioni. Abbiamo, invano, per mesi tentato di spiegare che non inseguivamo incarichi e cariche ma che, molto più semplicemente, volevamo impegnarci a realizzare un obiettivo del partito unanimemente deliberato. Siamo stati derisi, snobbati e svillaneggiati da chi, con imbarazzante disinvoltura, è corso a sottoscrivere la mozione congressuale di Rutelli. Come per incanto sono scomparsi perplessità, dubbi e riserve sull’identità, sulle primarie, sulla laicità. Il paradosso è che chi si candida a guidare il partito non spiega le ragioni della sua firma in calce alla mozione né quale atteggiamento assumerà verso il processo che il partito ha avviato. Sull’argomento continua ad ostentare un sorprendente agnosticismo. E’ l’assenza di indicazioni circa ‘il che fare’ – a fronte della proiezione ‘irenica’ di lungo periodo sulle ‘comunità’, questo nuovo e misterioso paradigma della politica dietro il quale già si percepisce ciò che nasconde. Non c’è il tentativo di una ritessitura dei legami sociali, di un rafforzamento del senso dell’appartenenza, la riscoperta della prossimità, come auspica il pensiero sociologico più avveduto, gesti, comportamenti, atteggiamenti dimostrano l’artificiosità di una solidarietà meccanica richiesta, a volte imposta, spesso pretesa, che schiaccia l’autonomia e spinge inesorabilmente al conformismo. Fin qui, dunque, non è stato un cammino agevole. Lo ammettiamo con amarezza, ma senza rassegnazione. Si profila un Congresso tutt’altro che dialogico! Il dialogo, in uno spazio pubblico qual è un congresso di partito, fornisce uno strumento per convivere con l’altro in una relazione di tolleranza reciproca, attraverso il riconoscimento dell’integrità dell’altro. Insomma esattamente il contrario di ciò che è avvenuto. Gli avversari del Partito Democratico hanno utilizzato poche argomentazioni, tante coercizioni, pressioni, rappresaglie negli enti, minacce ad amministratori da parte di soggetti istituzionali, pur di impedirci di presentare liberamente la nostra mozione ad iscritti e a cittadini. Il tutto è culminato negli spiacevoli episodi verificatisi in occasione del convegno tenuto alla presenza del senatore Roberto Manzione a Villamaina. In concomitanza con lo stesso Convegno, lo stesso giorno e la stessa ora, dopo circa sei mesi è stata dissotterrata la Direzione provinciale alla quale, naturalmente, non abbiamo potuto partecipare! E non vengano a dirci che sono solo sterili lamentazioni. Sono fatti provati e provabili, se necessario. Perché non abbiamo potuto utilizzare le strutture e le risorse del partito che, fino a prova contraria, è di tutti e non solo di chi, oramai da sei o sette anni, di fatto, ne è il plenipotenziario? Che significato dobbiamo dare al silenzio che ha seguito la nostra disponibilità per la celebrazione di un Congresso unitario se fossero state accettate le nostre proposte sulla riduzione dei costi della politica? Quelle stesse proposte che, oltre ad essere patrimonio dell’intero centrosinistra, intanto, sono diventate anche legge dello Stato. Rispetto a tali fenomeni – troppo vasti per essere casuali e troppo diffusi per dipendere da qualche zelante colonnello- si può provare sia la malinconia di chi contempla le rovine della memoria sia quello stupore che nasce dalla constatazione che questa oscena raffigurazione del potere sia fatta solo di intolleranza nei confronti del dissenso, di rifiuto del pluralismo delle opinioni, di volontà di legare i diritti alla fedeltà personale. I gravi fatti di Villamaina sono solo gli ultimi in ordine di tempo, ma non certo gli unici. La gravità dei ‘pressanti’ tentativi di autorevoli esponenti istituzionali della Margherita per non far tenere un convegno pubblico, organizzato da altri dirigenti di partito alla presenza di un senatore della Repubblica, si sono commentati da soli: attentato provato alla libertà di espressione ed una limitazione, inaccettabile, della democrazia. In questa provincia capita, tra l’altro, che fatti così gravi -ancor più gravi perché posti in essere da rappresentanti istituzionali- passino inosservati. Non c’entra il gruppo di persone che ha dato vita a ‘Democraticamente insieme’. Non c’entrano le loro idee ed i loro propositi. Essi si possono anche non condividere ed osteggiare ma, giammai, si può restare indifferenti e distratti dinanzi a comportamenti prepotenti e lesivi di diritti inviolabili, col rischio di diventarne complici se non conniventi. Cosa sta accadendo in Irpinia? Eppure i contorni sono quelli di un problema tanto macroscopico da…. passare inosservato. Tutto ciò si verifica, evidentemente, in presenza di una soglia critica che abbiamo già varcato, quasi senza avvedercene, e che coinvolge in modo radicale i significati di democrazia e di libertà. Come si fa a non comprendere che il silenzio su episodi simili può trasformarsi automaticamente in un morbido lavaggio del cervello dei cittadini che prelude ed accompagna la graduale restrizione dell’area della democrazia? Che cosa rispondere a coloro che denunciano, più o meno apertamente, che la triangolazione fra i diversi poteri è un meccanismo estremamente efficace nel far diventare irrilevante ciò che non interessa -senza bisogno di arrivare a proibirlo- e nell’enfatizzare ciò che interessa per dargli rilevanza? E’ il pericoloso campo del possibile, che si definisce attraverso le voci che esclude. In attesa delle immancabili rampogne, esercitiamo, divertiti, la nostra memoria ricordando altre rampogne, altre filippiche, altre indignazioni, altri bersagli. Ci conforta sapere che, mentre il partito, fino ad oggi, è rimasto in silenzio, parlano i tanti amici ed iscritti che, in privato, ci rappresentano lo stesso malessere. Sarebbe utile anche il loro aperto contributo ma, non li biasimiamo se, per le ragioni che conosciamo, sono costretti ad abbozzare. Non disperiamo. Attendiamo che gli indignabili, ovvero quelli -in altri momenti- facili all’indignazione, su questi fatti facciano sentire la loro voce. Attendiamo una parola dei Coordinatori Regionale e provinciale. Non ci rassegniamo all’idea che il gioco possa essere anche così sfacciatamente antidemocratico. Non ci rassegniamo a vivere un’epoca disposta a sopportare tutto e, al tempo stesso, a trovare tutto così insopportabile. Nell’evenienza, avendo messo in discussione prima noi stessi, andiamo avanti sulla strada che abbiamo intrapreso e facciamo appello a quanti condividono le nostre posizioni politiche ed a quanti, pur non condividendole, dentro e fuori il partito, condividono le nostre preoccupazioni e le nostre stesse denunce”.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here