Delitto Bembo, mamma Cinzia: sconfitta per tutti, ai giovani dico che non servono ritorsioni ma il confronto

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MERCOGLIANO- “Le ritorsioni e le vendette non servono, questo diciamo sempre ai ragazzi che in questi mesi non ci hanno mai abbandonati, serve il confronto, il ragionamento. Mi sento responsabile per loro e per questo dobbiamo essere di esempio”. Cinzia Tino e Gerardo Bembo, i genitori di Roberto Bembo, a distanza di una settimana dalla sentenza di primo grado per l’omicidio del loro figlio hanno voluto lanciare un messaggio di grande valore attraverso l’intervista a Tiberio Timperi nel corso della puntata di questa mattina dei “Fatti Vostri”. “Avevo immaginato dei mostri- ha raccontato mamma Cinzia- poi li ho visti in udienza preliminare: ed erano dei ragazzi. Da questa storia usciamo sconfitti tutti. Noi in primis, perché siamo stati condannati ad un ergastolo che purtroppo non abbiamo voluto. Loro si sono rovinati le loro vite, perché alla fine la condanna, i domiciliari, comunque sono condanne che tu devi scontare. Mi auguro che uno rifletta poi su questa cosa. Perché nessun crimine deve rimanere impunito. Perché non si torna indietro quando si toglie una vita”. Timperi gli chiede delle scuse, se ci sono state: “In udienza preliminare ci è stata letta una lettera di Iannuzzi, ho sempre detto che se sono scuse sincere va bene, ma da mamma non le posso accettare così”. Papà Gerardo ha spiegato il perché di questa scelta di essere in TV e parlare della loro tragedia: “Non deve succedere più a nessuna famiglia al mondo. Perche’ e’ uno strazio totale. Abbiamo fatto pure un’associazione per mio figlio, “.
La notte di Capodanno, l’ultima bottiglia stappata insieme per festeggiare l’anno nuovo e poi la trasferta a Salerno per andare a ballare con gli amici. Cinzia Tino ha ripercorso così, nella piazza del programma “I Fatti Vostri” l’ultima volta che ha visto suo figlio, Roberto Bembo, che proprio all’alba di quel nuovo anno e’ stato ferito da alcune coltellate inferte da Niko Iannuzzi in concorso con gli altri due suoi amici Lucamaria e Daniele Sciarrillo, poi rivelatesi fatali. Roberto e’ morto come e noto qualche giorno dopo nel Reparto di Rianimazione del Moscati di Avellino. “Alle sette una chiamata di un’ amica che era lì presente, siamo arrivati in Ospedale e non l’ abbiamo proprio visto, perché aveva questa grave ferita alla carotide ed era già in sala operatoria. Lo abbiamo rivisto dopo due giorni, non si è mai piu’ svegliato. Perché lo hanno messo prima in coma farmacologico, siamo stati undici giorni in ospedale. Poi dalla Tac hanno visto che non c’era più attività celebrale hanno deciso di staccare le macchine”. Ancora una volta una grande lezione da questi due genitori.