Avellino – E’ scontro frontale. La risposta all’attacco velenoso dei Ds, c’è stato e come. Ciriaco De Mita e De Mita junior come in un campo di battaglia sparano colpi e feriscono. Senza voler tornare indietro nemmeno di un millimetro. Caricano le cartucce: “La situazione – comincia Giuseppe De Mita – è grave e seria. Non credo che la difficoltà di rapporti possa essere risolta con un richiamo alle buone intenzioni. I rapporti sono precari dal punto di vista politico e amministrativo. Riscontriamo aggressività giocata su una forma infantile attraverso la quale si cerca di isolare la Margherita. Forse non sono stati fatti i conti con i risultati elettorali. Siamo la prima forza. Mi chiedo quale sia la prospettiva dei nostri alleati. La cosa che più mi sorprende è l’atteggiamento irridente. Non dico che le nostre valutazioni siano giuste, ma pongo una questione di merito. Registriamo un gioco al rialzo, all’esasperazione dei rapporti. Non credo che sia il risultato di una nostra ottusità. Noi abbiamo dimostrato disponibilità nei confronti di Aurisicchio, De Simone, per finire con Giuditta. La questione alla Provincia è che andiamo in difficoltà su diversi argomenti. Sui fondi Fas è il metodo che non va”. Questione rappresentanza: “La rivendica Rifondazione Comunista, un partito simpatico e che fa scena: canta vittoria e poi perde il consenso dei giovani. A Calabritto fa accordi con Forza Italia pur di far rimanere fuori la Margherita”.
Dalla bordata, al dato di fatto: “Il riequilibrio passa anche attraverso un’altra logica. Quella che portò De Simone alla Provincia, Giuditta all’Ato: è stato il maggioritario. Da questa logica però siamo usciti. Un partito che ha un deputato, vuole la presidenza all’Ato…, tre assessori avendo perso il 5 per cento dei voti, e avendo perfino fatto un po’ di campagna acquisti. E’ questo il sistema che va cambiato anche alla Provincia. Bisogna ricostruire l’equilibrio politico che non c’è. La convocazione dei segretari (domani, ndr), non tenendo conto della nostra posizione, è un’altra spallata”.
Il campo di battaglia è pronto per l’on. Ciriaco De Mita il cui intervento a 360 gradi, fa riflettere e non poco, sul risultato delle politiche. Sui rapporti tutti interni ad una coalizione fantasma. Sulla “logica di potere della Provincia” che finisce per isolare e far diventare totalitari.
“Nella distribuzione della coalizione, nella regola della visibilità, se le alleanze continuano ad articolarsi dentro e solo nella logica di potere, è normale che quelli che ne hanno meno si coalizzano contro chi ne ha di più. Per questo bisogna raggiungere degli obiettivi. Credo che non sia giusto che un partito non eletto abbia un assessore. Si verifica questo in un contesto non solo provinciale ma generale. Perché le coalizioni sono quantitative e si soggiace a questa richiesta. Ma le stesse non reggono più alla domanda politica. L’analisi va fatta così. Dovremo recuperare un criterio di logica politica. In provincia di Avellino, il recupero delle coalizioni ha una difficoltà aggiuntiva. L’anomalia è che non siamo riusciti a farla. E’ stata realizzata perché la Margherita tutelò la rappresentanza del gruppo diessino di Avellino che la dirigenza nazionale aveva liquidato. Noi la coesione l’abbiamo pagata a caro prezzo. Tornando indietro farei la stessa cosa. Ci siamo sempre comportati senza mai dare giudizi morali sulla dirigenza politica del partito. L’avversione a De Mita non credo che sia un fatto di persona. La teoria è la coalizione neofrontista dove le anime salvifiche (Margherita, ndr) sono chiamate a risollevare le anime morte (Ds, ndr). Ma… quando manca l’affidabilità, la difficoltà è insormontabile. C’eravamo illusi di aiutarci – io non mi illudo più – di costruire una relazione. Questo non c’è ed è aggravato nella rappresentanza Ds e dall’ambiguità della presidenza della Provincia. Ne farei quasi un quadro psicologico se fossi giornalista intelligente. Questa è la difficoltà che non è solo della Provincia ma del territorio. L’emblema di Fontanarosa che alcuni di voi non hanno compreso, non era la bega locale. Penso a Sant’Angelo dei Lombardi. Lì invece, si è fatta saltare l’amministrazione dentro la logica del potere. Lì si è verificato che un signore (Giusto, ndr) ha teorizzato che all’interno della Giunta vi dovesse essere un rappresentante locale”. E si fa cadere il parlamentino. ‘E… se si applicasse alla Provincia la stessa regola di Fontanarosa?’ De Mita parla ai presenti ma soprattutto agli assenti, ai Ds che ancora una volta sono l’humus fertile sul quale si va intensificando il discorso del leader nuscano e non solo. Nessun giro di parole quando si tratta di dire: “Rapporti con i segretari Ds non esistono fino a quando l’atteggiamento è questo. E poi il tavolo dei segretari convocato da Giuditta! Ci vuole un po’ di decenza. In una situazione di difficoltà poi la De Simone si affida ai sicari di turno”. Stoccate a raffica che colpiscono in pieno un alto burocrate (Mario Bianchino, ndr) “che dice: va tutto bene…”.
E ancora: “I Ds sono una setta all’interno della setta del centrosinistra. Noi registriamo la rottura. Ci sarà spazio solo se c’è la condizione politica per costruire qualcosa. Quando questa onorevole rappresentanza si abbandona al turpiloquio, dopo che si è ubriacata, e poi ritratta….è davvero troppo”. Stilettate che non risparmiano nemmeno Franco D’Ercole che attacca la Regione sulla disoccupazione ma appare inconcludente quando si tratta di prospettare la soluzione. Anzi l’allontana. Stoccate a raffica a cui seguono prospettive per la politica. “Cominciamo a recuperare la politica. Dobbiamo agire su quello che c’è per realizzare una nuova condizione”. L’ennesima ‘ammunizione’: governare significa prospettare soluzioni. La Provincia su questo punto sembra essere ‘latitante’. “E’ necessario recuperare solidarietà e capacità di proposta. Razionalmente dico no, politicamente bisogna tentare. Immaginare che Giuditta garantisca il tavolo e l’Ato, è davvero impossibile. E quando il presidente (Alberta De Simone, ndr) dice: se non ci sono al tavolo, vado avanti lo stesso. Io dico accomodatevi. E’ un problema che la De Simone deve risolvere all’interno del suo partito”.
Ennesimo punto: costruzione del partito democratico. “Se dovessimo dire sì o no, credo che qualsiasi risposta sia sbagliata perché si dice sì o no ad un processo non ad un desiderio. Poiché siamo in presenza di una frammentazione politica, fino a quando non risolviamo questo problema, il partito democratico diventa illusorio. Meglio trovare punti di coesione nella coalizione. Che non è un organigramma”.
Analisi del voto: “Il centrosinistra è fallito ma abbiamo trasmesso alla pubblica opinione che poteva essere la speranza… Quando leggiamo che l’on. Gargani vuole fare il grande partito dei popolari, ignora che i francesi se ne sono usciti”. E l’ennesima provocazione: “I partiti non debbono avere rapporti con le associazioni. Oggi rispetto al futuro della politica abbiamo un dovere: creare coesione interna al Governo perché se non ci fosse, allora dovremo prepararci ad un altro scenario”.
Risultati elettorali:
“Non giudico negativamente il risultato perché con l’aggressione di tutti, una provincia che elegge Giuditta…vuol dire che il consenso era molto localistico. Do un giudizio positivo non perché oggi abbiamo un partito ma perché sta maturando. Al prossimo congresso dobbiamo eleggere la classe dirigente coesa. Il risultato non è andato perché ci sono state due guerre. Noi abbiamo presidiato lo scontro delle artiglierie”. E sulla constatazione che l’unico risultato è stato quello di Forza Italia, attacca Sibilia “ecco un altro teorizzatore della politica”. Berlusconi che ha recuperato consensi per aver teorizzato la questione meno tasse agli Italiani? La realtà è altra: “Ci siamo misurati con un Paese che ha perso il senso civico”. Il passaggio sull’Unione. “Ho avvertito la contraddizione della coalizione (Luxuria, Rosa nel Pugno)”. L’insegnamento? “I problemi non si risolvono accelerando i passaggi”. Dopo la tregua armata tra Ds e Margherita, lo scontro è aperto. Verifica e nuovi equilibri negli esecutivi …pure. Ora … sotto a chi tocca. (di Teresa Lombardo)
– IL DOCUMENTO DELLA MARGHERITA –
… “L’amministrazione provinciale che, per come avevamo inteso e contribuito in maniera determinante a realizzare, avrebbe dovuto rappresentare il luogo di eccellenza della convivevza tra i partiti e della condivisione della strategia politica del territorio è divenuta, invece, il luogo elettivo in cui questi comportamenti di ostilità stanno prendendo corpo. Benchè la situazione determinatasi suggerisca alla ragione di trarne subito le naturali e dovute conseguenze, la Direzione Provinciale ritiene di tentare un definitivo chiarimento auspicando un’iniziativa della Presidente specificamente nei riguardi della Margherita, in primo luogo, sul piano dei rapporti politici e delle rispettive posizioni tra partiti alleati, in secondo luogo, sul piano della rappresentanza, della gestione amministrativa e delle questioni di merito e metodo, già ripetutamente e responsabilmente poste dal Gruppo e dalla delegazione in Giunta della Margherita. La Direzione si riserva sull’esito, un giudizio definitivo”.