Avellino – Dc e Nuovo Psi, due forze politiche apparentemente differenti, ma con la stessa tradizione alle spalle e intenti comuni: guadagnare un posto al Senato ‘schierando’ Carmelo Conte ex ministro per le Aree Urbane al Governo Craxi. “Purtroppo queste elezioni sono solo una ratifica della classe dirigente già al potere – ha spiegato l’onorevole Conte – Il 97 per cento degli eletti già sa di aver vinto. Indubbiamente, questa legge proporzionale svantaggia l’elettore e rende questa campagna elettorale anomala ed atipica”. Una presa di coscienza che, il candidato al Senato, da sempre socialista convinto delucida così: “Né destra né sinistra hanno un progetto politico coerente. Ecco perché ho deciso di candidarmi”. Un intervento diretto anche alla situazione ‘burrascosa’ in cui riversa attualmente il centrosinistra. “Lo sbaglio dei partiti di Prodi sta nel ricercare alleanze, ma questa è senza dubbio una lama a doppio taglio. Mentre la mediazione favorisce gli accordi, i Ds, da 25 anni alla conquista di una coalizione, delegittimano tutto il percorso creato dalla sinistra. Questa condizione rende il centrosinistra controfigura di se stesso e non antagonista del centrodestra”. Un passaggio anche sull’arrivo di Bobo Craxi in Irpinia. “Bobo Craxi porta il peso di un nome illustre, ma politicamente non ha un riferimento sociale. Non trova un luogo in cui esprimersi. Non credo che sarà lui la personalità che rimetterà in piedi il socialismo”. E l’analisi continua con riflessioni che vedono Conte contrapporre, come da copione, centrodestra e centrosinistra. “Temo che le due grandi sfere di potere si siano scambiate i ruoli. Oggi la destra conquista il popolo e la media imprenditoria, la sinistra si schiude ad una elite troppo intenta a vivere la politica come se fosse una ‘questione per pochi’”. Insomma, una autocritica, per certi versi che sfocia nella condizione economica del Paese e in particolar modo della Regione Campania. “I due terzi delle entrate dello Stato vengono distribuiti alle Regioni, alle Province e ai Comuni. In Campania vige un sistema di potere non più sopportabile a causa di una triade tirannica che vede penalizzato il popolo. I nostri capoluoghi di provincia sono agli ultimi posti per tenore di vita e sviluppo socio-economico. Questo perché il ‘napolicentrismo’ oscura l’identità regionale dando vita a cinque realtà autonome e separate”. (di Marianna Marrazzo)
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