Crisi – Fisco e disoccupazione in aumento, lo fa sapere Bankitalia

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Italia, l’indebitamento delle famiglie è salito al 60%, i consumi sono ancora in calo e sono ritornati sui livelli di giugno 2009, gli investimenti produttivi seppur in lieve crescita fanno registrare ancora una sostanziale stasi, gli occupati si sono ridotti dello 0,4%: sono questi i punti salienti del Bollettino Economico diffuso dalla Banca d’Italia e relativo al primo trimestre del 2010, che dipinge un quadro non proprio roseo per lo stato di salute del sistema paese Italia e soprattutto conferma come la recessione economica non sia ancora stata superata.
Secondo i dati di Bankitalia, in particolare, la pressione fiscale sugli italiani è salita dal 42,9% al 43,2%, mentre sotto il profilo produttivo la ripresa è ancora debole e frenata dalla domanda interna, scarna, e dalle esportazioni non ancora ripartite. Per quanto riguarda l’indebitamento, c’è da segnalare che seppur al 60%, quello italiano è ancora molto al di sotto della media dell’area euro (attestata sul 95%), tuttavia ha avuto come tangibile effetto quello dell’aumento dei prestiti bancari e della riduzione del reddito disponibile.
Sul calo dei consumi – il primo trimestre del 2010 sovverte il cauto ottimismo di fine 2009 e si riassesta sul -1,8% – pesa particolarmente il clima di fiducia non ancora ritrovato dalla collettività sulle prospettive per il futuro, soprattutto per quanto riguarda la sfera lavorativa. Per i prossimi dodici mesi i consumatori che, in questo senso, tendono a prevedere un forte aumento della disoccupazione sono cresciuti del 30%, il doppio rispetto allo scorso luglio. E proprio a proposito di lavoro, le cifre, come prevedibile, restituiscono dati sempre allarmanti, con il -3,1% del 2009 che significa 700mila persone che hanno perso l’impiego nel 2009. A febbraio il tasso di disoccupazione ha raggiunto l’8,5%, mentre tra i giovani tra i 15 ed i 24 anni addirittura il 28,2%. Non vanno meglio – anzi – le cose, per quanto riguarda la finanza pubblica. I conti statali fanno infatti registrare un metto peggioramento dovuto alla forte spinta sulla spesa primaria e, al contempo, ad una netta riduzione delle entrate fiscali, oltre, chiaramente, alla negativa congiuntura economica.

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