Renato Spiniello – Secondo round di controinterrogatorio nell’aula di Corte d’Assise “Nunziante Sciabelli” di Piazzale De Marsico. Dopo il controesame della sostituta procuratrice Cecilia Annecchini, è toccato stamane al capo dei pm avellinesi, Rosario Cantelmo, incalzare il pool di periti nominati da Autostrade per l’Italia per dimostrare la propria estraneità ai fatti in merito alla strage del viadotto di Acqualonga del 28 luglio 2013.
Si insiste sulla corrosione dei tirafondi (o ancorati) e sulla tenuta delle barriere new jersey bordo-ponte nel tratto autostradale. Il Pubblico Ministero ha dichiarato in aula che il fenomeno della corrosione dei tirafondi era a conoscenza del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici già prima dell’incidente del 2013. Tuttavia i periti hanno risposto che l’ammaloramento degli ancorati non ha influito sulla tenuta delle barriere e che queste sono cadute a causa della velocità e dell’angolazione d’impatto del bus condotto da Lametta. Inoltre l’ammarolamento stesso non era preventivabile.
Anche la scelta delle barriere, rispetto alla percentuale di traffico calcolato nel tratto autostradale considerato, sarebbe – secondo la Procura – di livello inferiore, mentre i tecnici di Autostrade hanno affermato che la classe C5 era sufficiente. L’udienza si aggiornerà al prossimo 14 febbraio.