Bisaccia – “Evitiamo per i Consorzi dei Servizi Sociali, e da subito per quello dell’Alta Irpinia, lo smantellamento per com’è accaduto in sanità. Arrenderci permetterebbe il disfacimento di fondamentali conquiste sociali”. E’ l’appello di Pasquale Gallicchio dirigente provinciale del Partito democratico rispetto ad una questione sempre più ingarbugliata.
“La linea di frattura che si è aperta – afferma Gallicchio – rispetto ad alcuni comportamenti è insanabile e soltanto uno scatto d’orgoglio, non solo da parte delle istituzioni, dei sindacati ma soprattutto dei dipendenti può evitare il peggio. Provate a verificare lo stato delle politiche sociali nel nostro consorzio e con quale volontà, spesso con forza d’animo ammirevole, gli operatori continuano a tenere in vita servizi a favore di fasce deboli che in una logica di bilancio e tagli sono diventati, come i pazienti in sanità, soltanto numeri. Rispetto a questo quadro, non serve salvare il salvabile, sarebbe una magra consolazione”. Gallicchio non si tira indietro rispetto a tutto il gran polverone sollevato dalla discussione in atto. “Cerchiamo di giocare a carte scoperte. Politica, istituzioni non possono dimenticare – afferma Gallicchio – che si sta gestendo una partita con al centro le persone. Ognuno sembra essere più preoccupato dal ridisegnare piccoli regni anziché ricercare la migliore soluzione per salvare servizi, personale impiegato a tempo indeterminato e determinato che, come sempre ho affermato, sono un prezioso bagaglio di valori e professionalità. Il 31 dicembre è vicino e rappresenta una scadenza non più rinviabile. Una spada di Damocle sospesa sul futuro dei lavoratori che da marzo, con scadenza questo dicembre, lavorano con un contratto di solidarietà. Lo scenario che si presenta non è dei migliori. In tutta la confusione che è emersa tra i sindaci qualcuno sbaglia a pensare che accelerando si possa mettere gli altri di fronte a fatti compiuti. Tale condizione scoraggia perché ha dimostrato come alcuni primi cittadini non abbiamo mai maturato la capacità di un’azione comune. Come rappresentanti di questo territorio abbiamo il dovere morale di far capire quale sarà il futuro delle Politiche Sociali in Irpinia e con quali strumenti riorganizziamo il tutto. Su ciò c’è molta confusione. Lo facciamo con convenzioni con liberi professionisti o affidando la programmazione e la gestione a soggetti che oggi guardano con interesse, qualcuno anche per propri interessi, a questo stato comatoso?”. Il dirigente democratico apre il sipario sulla vicenda delle risorse. “La soluzione su 25 comuni per gestire il futuro del Consorzio l’ho suggerita nei mesi scorsi ma senza esito, anche se tutte le sigle sindacali hanno chiesto proprio oggi che l’Assemblea dei Sindaci del Consorzio dei Servizi Sociali “Alta Irpinia” provveda alla conferma della scelta della gestione unitaria dei servizi sociali nell’ambito territoriale A2. Intanto, chi è in fuga per le unioni comunali ha preferito non avere come punto di riferimento i 25 comuni del distretto sanitario come recita la legge. Credo sia una grossa responsabilità. Inoltre, come non essere d’accordo con i sindacati che oggi chiedono ai sindaci di approvare il piano del fabbisogno e l’avvio delle procedure per la stabilizzazione del personale dipendente con contratto a tempo determinato in scadenza nell’anno 2013. In tutta questa tempesta, però, si registra il silenzio e la paralisi della Regione Campania. Mancato interessamento e nessun accompagnamento per uscire da questa situazione sono imputabili a Caldoro, nonostante il Governo centrale abbia riconosciuto il Consorzio evitandone la cancellazione. Una Regione Campania assente, credo anche in altri Ambiti regionali. In più, c’è un’altra nota dolente a cui devono rispondere il presidente della Regione Campania e i nostri rappresentanti regionali sul fatto che molte tasse, come l’aumento del bollo auto del 10%, sono lievitate per fare cassa a favore delle politiche sociali e che di quei soldi pare non ci sia traccia. Si parla di circa 20 milioni di euro”.
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