«Evidentemente il presidente della Comunità Montana non conosce neppure la competenza specifica sul disegno di legge portato in aula per il riordino delle Comunità Montane, quello che porta la firma di un suo collega di partito, l’assessore Pasquale Sommese, che solo qualche giorno fa è stato ad Avella per inaugurare il Teatro Biancardi». Inizia così la nota del coordinatore provinciale del Mir Giuseppe Rubinaccio in merito alla riforma che la giunta Caldoro si prepara a portare in aula sulle Comunità Montane. In buona sostanza la fine del ciclo per gli enti sovracomunali in Campania ed il passaggio di competenze ai comuni. Biancardi ha attaccato, chiedendone le dimissioni, l’assessore regionale all’Agricoltura Daniela Nugnes. Asserendo tra l’altro che non conosce le problematiche del territorio. «Il presidente Biancardi attacca la Nugnes, fingendo di non comprendere invece quali siano le reali competenze. Pur non volendo entrare in questo specifico e determinato aspetto della vicenda, mi chiedo e soprattutto chiedo a Biancardi: a quale dei due soggetti dobbiamo credere, al sindaco di Avella che tesse le lodi della Regione Campania e della giunta Caldoro o al presidente della Comunità Montana che invoca le dimissioni dell’assessore sbagliato? Detto ciò, ad onore del vero ed esclusivamente per rispetto della verità, basterebbe solo ricordare al presidente Biancardi, troppo impegnato in tagli del nastro e realizzazione di piazzette nella sua cittadina, che l’assessore Nugnes è stata un’ attenta interlocutrice sul fronte della battaglia che insieme ai castanicoltori del Vallo di Lauro stiamo portando avanti sul fronte della lotta al cinipide calligeno. Ma ha saputo dare risposte forti, che molto spesso hanno hanno infastidito l’apparato, sul fronte dei forestali. Scoprendo le responsabilità sui ritardi, molto spesso derivanti dalla mancata rendicontazione sulla Forestazione, competenza in capo alle Comunità Montane. E non solo. L’impegno della Nugnes per la Terra dei Fuochi e la prima convocazione di un tavolo istituzionale sono l’esempio di chi invece e contrariamente a quanto sostiene Biancardi, al territorio sa guardare e parlare con linguaggio chiaro e senza i fronzoli di un politichese e di false promesse. Per questo motivo, quella del presidente della Comunità Montana appare la strenua difesa di un potere che si perpetua da anni, a volte anche sulle spalle degli stessi lavoratori, di un sistema ormai logoro che serve solo a creare serbatoio di voti al potente di turno. Questo è il motivo per cui la soppressione ipotizzata delle Comunità Montane sarà solo un bene per i lavoratori, dandogli finalmente una risposta e delle prospettive serie. Ma in particolare non costerà un euro ai contribuenti, anzi, determinerà anche un risparmio e potenzierà la politica montana, dato che negli ultimi anni la reale competenza delle Comunità Montane è stata spesso disattesa da chi le ha governate
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