Colucci: “Vallo di Lauro distante da Benevento”

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L’Pasquale Colucci Presidente associazione Pro Lauro in merito al riordino delle Province:” Una riflessione si impone, adesso che gli interventi sulla ridefinizione del numero e sull’identità delle province soppresse hanno la loro ufficialità decretata con un provvedimento di legge che, per quello che ci riguarda, importa l’accorpamento delle province di Avellino e Benevento con spostamento in quest’ultimo centro del capoluogo provinciale. Una riflessione doverosa perché mi sembrano chiare due possibili conseguenze, o meglio l’aggravarsi di conseguenze già da tempo in atto, derivanti dal nuovo assetto politico-amministrativo nel quale ci ritroveremo collocati. In primo luogo, lo spostamento del centro del capoluogo provinciale da Avellino a Benevento, allontanerà ancora di più le nostre comunità, le popolazioni del Vallo di Lauro, dal più vicino punto di riferimento per il governo di tanti nostri interessi, e quindi per lo svolgimento di tanti adempimenti. Pensiamo ad esempio a quelli da effettuarsi presso le Prefetture, le Questure, gli uffici periferici del Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture e così via. Raggiungere Benevento significa impiegare mediamente almeno un’ora per percorre i circa 65 chilometri che ci dividono dal capoluogo sannita. Con tutto l’aggravio che ciò comporta in termini di spese, tempi etc.. Ma quel che è ancora più grave è che, nel ridisegnato e più vasto contesto della nuova provincia, si indebolirà ancora di più la nostra già compromessa identità e perderemo ancora di più la forza e la rappresentanza delle nostre istanze. Già adesso esse sono scarsamente considerate se non proprio maltrattate, prevalendo in Avellino opinioni formatesi ahimè su aspetti di certo non positivi della nostra recente storia (e mi riferisco a quella scritta dalla faida di Quindici) ma soprattutto determinate dal fatto che in realtà il nostro mandamento venne aggregato solo nel 1861 alla provincia di Avellino. Da allora non vi è mai stato un processo di vera e propria integrazione: non eravamo irpini e non lo siamo diventati. Quello che è facile prevedere è che nel contesto di una nuova provincia di Avellino-Benevento con circa 4863 kmq di superficie (oggi la sola Avellino ne conta circa 2792 di Kmq) con 197 comuni (oggi, 119) e quasi 750.000 abitanti (oggi circa 440.00), le ragioni e le aspettative delle comunità del Vallo avranno ancora minori possibilità di essere ascoltate e realizzate. Allora la riflessione che si impone è: perché non intraprendere una grande iniziativa per chiedere ed ottenere una ridefinizione delle circoscrizioni che ci riporti laddove eravamo prima dell’aggregazione alla provincia irpina, cioè nell’agro nolano, prospettando in tal modo per la ricomprensione nell’area metropolitana napoletana? L’esperienza fatta dal 1861 ad oggi non ci ha portato grandi fortune; né tanto meno la nostra permanenza nella provincia di Avellino ha impedito fenomeni deleteri come la crisi del comparto agricolo, il mancato decollo di quello industriale e l’espansione invece di quello delinquenziale che invece, come dimostrano le inchieste della DDA, è riuscito a produrre accordi oltre i confini provinciale, in particolare tra i clan quindicesi e quelli dell’area vesuviana-nolana. Ed allora ne deriva giocoforza un’ultima riflessione che discende dalla singolarità storica della vicenda. Al popolo di Benevento, che nel 1861, all’epoca della costituzione dello stato unitario, era solo una città-stato, un’enclave papale all’interno del regno borbonico, venne promessa e poi costituita una circoscrizione provinciale per convincere i suoi abitanti ad aderire alle ragioni dell’Unità di Italia. Per costituirla vennero sottratti territori alla provincia di Avellino la quale chiese ed ottenne in compensazione il Baianese, il Vallo di Lauro ed il Montorese. Il destino che si sta compiendo in questi giorni importerebbe che la provincia figlia (Benevento) fagocitasse quella madre (Avellino). Ma non sarebbe il caso che in tutto ciò noi del Vallo di Lauro che in passato siamo stati solo merce di scambio, riprendessimo in mano il nostro destino per riportarlo laddove da sempre svolgiamo i nostri commerci, dove mandiamo i nostri figli a scuola, dove cerchiamo di allocare le nostre attività, in una parola dove storicamente è sempre stato, in agro nolano?

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