NOLA- Otto anni di reclusione. Questa la condanna inflitta dal Tribunale Collegiale di Nola nei confronti di Luigi Vitale, pluripregiudicato di Pago Vallo Lauro, difeso dagli avvocati Gaetano Aufiero e Umberto Nappi e Francescantonio Maffettone, a processo per la partecipazione al sodalizio guidato dai fratelli Agostino e Nicola Sangermano. Confermata la richiesta avanzata al termine della sua requisitoria dal pm antimafia Pietro Raimondi. Si tratta della prima sentenza relativa al clan sgominato nel novembre del 2022 da un’operazione della Dia di Napoli e dei Carabinieri di Castello di Cisterna. Vitale era a processo con il rito abbreviato davanti al Tribunale Collegiale di Nola per la partecipazione al clan Sangermano. Vitale insieme a Paolo Nappi viene considerato uno dei soggetti più vicini al presunto capoclan Agostino Sangermano. Il pm antimafia Raimondi nel corso della sua requisitoria aveva fatto plurimi riferimenti nella sua discussione all’ordinanza dei magistrati dell’Ottava Sezione Collegio F del Tribunale del Riesame di Napoli, che aveva confermato la misura cautelare in carcere nei suoi confronti. In particolare il fatto che “l’indagato-avevano scritto i giudici del Tribunale.della Liberta’- è stato indicato dal collaboratore Aniello Acunzo (deceduto nel 2021) quale partecipe del gruppo dei Sangermano, sia nell’interrogatorio del 9.9.2013 (“Per quanto riguarda ifratelli Vitale e Luigi di Pago del Vallo di Lauro posso dire che questi non sono legati ai Cava ma sono legati direttamente ad Agostino Sangermano che è il loro compare. .Nel’interrogatorio del 19.9.2013, Acunzo ol ha poi indicato come colui che – secondo quanto appreso per voce dela vitima – aveva avvicinato, insieme a Paolo Nappi, il titolare di una ditta di impiantistica di Saviano, ,e impugnando una pistola, gli aveva intimato di pagare sessantamila euro su ordine di Agostino Sangermano, ottenendone una prima metà. Su richiesta dela vittima, Acunzo aveva affrontato Sangermano, che si era
presentato all’incontro con Paolo Nappi e, per tale intervento, la vittima aveva dovuto consegnare ai Cava quindicimila euro, parte dela quale era stata comunque destinata ai Sangermano”. E ancora: Infine, l’indagato è stato ripetutamente ripreso o controllato con altri affiliati presso l’abitazione del capo clan oni altri luoghi normalmente utilizzati dai sodali per el riunioni; li 23.8.2017 èstato controllato abordo di un’autovettura ni compagnia di Agostino Sangermano e li 23.1.2020, sempre a bordo di un’autovettura, ni compagnia di Paolo Nappi..Le risultanze a carico dell’indagato ne attestano, poi, seriamente la pericolosità sociale, nonpotendosi neppure trascurare che, ni ragione del titolo di reato contestato (art. 416 bis c.p.), è operativa al presunzione iuris tantum, che, nela specie, non può ritenersi vinta da positive emergenze processuali né da univoche deduzioni difensive.Il giudizio di intraneità al clan tiene conto, peraltro, anche dell’ultimo più recente controllo dell’indagato con l’affiliato Paolo Nappi e al perdurante operatività del gruppo è chiaramente documentata dalle nuove emergenze investigative (cfr. dichiarazioni rese li 18 maggio ed il 20 giugno 2022). Domani e’ attesa anche la sentenza nel giudizio abbreviato per i vertici del clan, tra cui lo stesso presunto capoclan Agostino Sangermano.
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