QUINDICI- Altri due anni di carcere duro per il sessantottenne Antonio Cava, detto “N’do’ N’do'”, per l’Antimafia ancora al vertice dell’omonimo sodalizio che opera nel Vallo di Lauro e nella zona nolana, nonostante sia ininterrottamente detenuto dal 2006 e sta scontando presso il super carcere de L’Aquila una condanna a 21 anni, 11 mesi e 15 giorni per associazione a delinquere con il ruolo di promotore del gruppo quindicese insieme al defunto Biagio Cava.
Cava è sottoposto al regime differenziato speciale praticamente da quando è detenuto, circa 18 anni. A firmare il decreto di proroga, sulla base di quanto accertato dalla Procura Nazionale Antimafia nonché dalla Procura Distrettuale Antimafia di Napoli e dalle forze dell’ordine, il Guardasigilli Carlo Nordio.
Decisivi per i possibili contatti con l’esterno e per la operatività del gruppo criminale si sarebbero rilevati alcuni aspetti legati sia alla presunta attualità operativa del sodalizio e sia le scarcerazioni eccellenti, anche nel clan Cava e il ruolo rivestito all’interno del gruppo criminale, in particolare dopo la morte del cugino Cava Biagio. Per gli inquirenti si tratta dunque di condizioni che permetterebbero a Cava di poter avere contatti anche dal carcere con i suoi sodali. Contro il provvedimento firmato da Via Arenula ci potrà essere anche una vera e propria impugnazione da parte del diretto interessato davanti ai magistrati del Tribunale di Sorveglianza di Roma, che ha una competenza centralizzata sui procedimenti e le decisioni relative al carcere duro.