Avellino – Riceviamo e pubblichiamo l’intervento dell’avvocato Vincenzo Sbrescia, consigliere comunale Udeur: Si ha nostalgia per una Città che non c’è più (quella che esisteva prima del terremoto e che è stata spazzata via dal tragico sisma e da una ricostruzione non sempre rispettosa delle preesistenze) e al tempo stesso si vive con preoccupazione la Città di oggi, mentre si guarda con un certo scetticismo alla Città che sarà. La grande sfida dell’Amministrazione comunale, la sfida della nostra Città è far si che quella inquietudine, quello scetticismo possano tramutarsi in fiducia e condivisione per un progetto che renda Avellino più vivibile, competitiva ed al passo con i tempi. Con la riunione dei sindaci dell’area urbana, prevista per questa mattina a Palazzo di Città, la discussione sul Piano strategico di Avellino comincia ad entrare nel vivo. Per la prima volta, e seppur con ritardo, si ragiona in un’ottica di micro area metropolitana, coinvolgendo nel dibattito sotteso alla pianificazione strategica i rappresentanti istituzionali dei Comuni contermini. Già da tempo Avellino avrebbe dovuto programmare lo sviluppo urbanistico ed economico in un’ottica di planning intercomunale del proprio territorio, riunendo la pianificazione urbanistica e la programmazione economica in un sistema regolatorio integrato. Sarebbe, forse, stato opportuno elaborare in quest’ottica il PUC (Piano urbanistico) e il PAC (Piano commerciale); pur tuttavia oggi c’è la possibilità di dare vita ad una piattaforma di interventi coordinati che leghino insieme il Capoluogo e i Comuni contermini. Il Piano strategico rappresenta nel contempo un progetto ed un processo, una sorta di work in progress che, se ben guidato, potrà consentire la modernizzazione del territorio urbano. Vi è, però, l’esigenza di fissare linee guida precise per convogliare le energie intellettuali e le risorse finanziarie in un sistema di interventi armonici e coordinati attraverso cui disegnare la Città del futuro. Per utilizzare al meglio i Fondi europei 2007-2013 bisogna concentrare le risorse su obiettivi chiari, da individuare attraverso un’analisi attentissima delle reali esigenze del territorio, attraverso un’analisi spietata delle carenze, per elaborare un progetto organico, che tenga nella dovuta considerazione ciò che i cittadini indicano. Per poter offrire, attraverso il Piano strategico, una risposta di sistema alla crisi dell’economia locale bisognerebbe preliminarmente fotografare l’esistente, con le sue criticità e i suoi punti deboli, ma anche con le sue potenzialità, per poi procedere all’elaborazione di un disegno che affronti i problemi in una visione lungimirante di crescita e di progresso. Sarebbe, inoltre, necessario guardare oltre le frontiere provinciali, superando l’approccio localistico, avviando un confronto con le altre realtà urbane. Si potrebbero, ad esempio, invitare in Irpinia i Sindaci di Salerno, Benevento e Caserta, che si stanno già cimentando con la pianificazione strategica. Attraverso questo nuovo metodo pianificatorio, fondato sul criterio della governance di area vasta, Avellino deve proiettarsi verso nuovi orizzonti puntando alla modernizzazione del contesto urbano allargato. In quest’ottica il Piano strategico deve fissare le direttrici ma deve anche garantire l’emersione di una visione unificante che consenta alla Città (insieme ai Comuni contermini) di tornare ad essere protagonista delle dinamiche dello sviluppo provinciale e regionale, in linea con lo sforzo prodotto dalle precedenti amministrazioni su questo fronte. Ma la pianificazione strategica non può essere risolta con una delega in bianco a figure tecnocratiche prive di legittimazione democratica. Se è vero che in democrazia è la rappresentanza il centro di imputazione della responsabilità politica nei confronti dei cittadini, non si può assegnare a dei soggetti non rappresentativi il potere di decidere le sorti della Città, che risulterebbero fatalmente errati, come le esperienze del passato dimostrano. Vi è, invece, la necessità di una forte leadership politica e di una solida governance istituzionale che accompagni e guidi tutto il processo. Va, in quest’ottica, valorizzato il ruolo delle assemblee elettive che devono poter fissare le direttrici strategiche ma allo stesso tempo devono poter anche verificare costantemente la corretta attuazione delle stesse, attraverso un continuo monitoraggio. Si tratta di un grande processo di trasformazione socioeconomica che ha bisogno del ruolo guida della politica per rilanciare il capoluogo che vive una fase di transizione. Avellino oggi è come se fosse uno iato tra il passato e il futuro.
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