Monteforte – La posizione assunta dal neo eletto consigliere regionale in quota Noi Sud Sergio Nappi, sindaco di Monteforte, è già diventata un ‘caso’.
La revoca di tre assessori della sua giunta, Paola Valentino, Vincenzo Carullo e Antonio Aurigemma, accusati di non aver appoggiato la sua candidatura alle elezioni, ha già sollevato le ire del vice Presidente della Provincia Giuseppe De Mita. Una replica a sui lo stesso Nappi non ha mancato di rispondere. Oggi a prendere la parola è proprio uno degli assessori, Vincenzo Carullo, che interviene a proposito del Sindaco “che non perdona”.
“Mi ero ripromesso di restare fuori da questo scontro mediatico. Mi proponevo di chiarire ogni cosa nell’unico luogo che ritengo deputato e idoneo per un chiarimento politico, il Consiglio Comunale. Purtroppo però, per la brutta piega che sta prendendo la vicenda, per come sta montando il caso, mi pare necessario chiarire da subito alcuni concetti.
Che fossi pienamente ed attivamente coinvolto nei progetti politici dell’Udc, è un fatto antico e stranoto non soltanto a Monteforte ma un po’ in tutta la provincia. Decisi di aderire (da 16°) nella sua lista, nel 2008, ponendo una sola condizione. Nessun favore, nessun trattamento di riguardo nei confronti della mia persona. Chiesi soltanto di lasciarmi operare, qualora avessi ottenuto i numeri necessari per far parte della Giunta comunale, dell’ambiente della mobilità e dei problemi correlati all’Ospedale San Giacomo. Mi fu concesso. Ma con altrettanta franchezza, debbo dire che nessun componente della lista si sbracciò per rivendicare alcuna delle materie che io richiedevo. Nel corso di quelle trattative, nessuno provò disturbo per la mia appartenenza politica. Anzi, pareva manna caduta dal cielo e fu soltanto dopo questa mia decisione che la lista prese corpo, acquistò credibilità ed alla fine vinse.
Da sedicesimo candidato nella lista che soltanto un anno prima avevo pur sconfitto, risultai 6° degli eletti ed avevo così conquistato la mia carica di assessore. Gli accordi cosiddetti “politici” tra me e Nappi, quindi, sono tutti qui. Accordi che piuttosto definirei di carattere amministrativo perché riconducibili esclusivamente a fatti e problemi che attengono l’ordinaria gestione comunale. Niente di più e niente di meno di quanto accade all’interno delle coalizioni di partito. Laddove non ci può essere una convergenza ideologica, ci si unisce per perseguire almeno interessi di programma. Ora, se questo è, non vedo dove poggia il risentimento, la frustrazione di Nappi nel sentirsi tradito fino a spingerlo, addirittura, alla “punizione”. Al contrario, che lui abbia stretto “meravigliosi accordi politici” (nel senso che meravigliano e tanto) con i più improbabili soggetti locali, attraversando sia le destre che le sinistre, pur di conquistare inutili poltrone ieri alla Provincia, oggi alla Regione e pensando magari di raggiungere chessò, la Presidenza della Republica, è un fatto che non mi può toccare. Lo osservo, lo registro, ma certo non lo approvo. Un vero progetto politico non lo si costruisce con la tecnica del pacco, doppio pacco e contropaccotto (vedi Nanni Loy) perché i cittadini non meritano di essere trattati come vacche da guidare con la funicella. Noi cittadini ci riteniamo un tantino più intelligenti.
In questi due anni di vita amministrativa mi sono sempre posto con estrema lealtà nei confronti suoi e dell’intera Amministrazione. Mosso esclusivamente da un sano spirito del fare. Anche quando, in tema di ambiente e mobilità, la volontà del nostro beneamato Sindaco è stata quella di sedersi al Tavolo dell’STS D/2 della città di Avellino (a guida del centrosinistra) anziché a quello (…chissa mai perché) della Provincia (guidata dal centrodestra anche grazie al suo contributo espresso attraverso l’elezione di un assessore provinciale).
Sulla lealtà, prima da co-amministratore e da oggi come avversario, poteva e può serenamente contare. Questa è sempre viva, a prescindere dalla convergenza o divergenza delle proprie idee.
Altra cosa è la fedeltà. Questa io non me la aspetto (ed ovviamente non la pretendo) da nessuno, nemmeno da mia moglie. Perché è proprio chi si dichiara fedele che presto o tardi tradisce”.