“Caro compagno ti scrivo…” lettera del circolo Prc a Vendola

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L’arrivo di Nichi Vendola ad Avellino ha acceso un forte dibattito in seno alla sinistra irpina. Dalle posizioni più massimaliste e radicali a quelle più aperte verso il compromesso, tutti si interrogano se l’attuale governatore della Puglia sia o meno la persona più indicata per la guida del partito e per la ricostruzione di un’intera classe politica. I rappresentanti locali del Prc, spinti dalla voglia di alimentare la discussione, hanno inviato proprio a Vendola una lettera aperta, firmata dai “compagni del circolo di Avellino di Rifondazione Comunista” Costantino D’Argenio, Andrea D’Alessandro, Rossella Fierro e Giuseppe Quaresima.

Riceviamo e pubblichiamo il testo:
“Caro Nichi,
prima di essere il governatore della Puglia, e di rappresentare una delle voci più significative della sinistra italiana, tu rappresenti per noi uno straordinario compagno di viaggio.
Abbiamo avuto modo di scoprirti capace rappresentante delle istituzioni, come hai dimostrato ad esempio recentemente, con un significativo impegno nelle giornate della memoria per le vittime innocenti delle mafie. Ma il legame che ci unisce a te, va ben oltre. Negli ultimi anni ci siamo incontrati spesso. Nelle mobilitazioni per la pace, contro la globalizzazione e il “pensiero unico”, per i diritti civili e sociali, per la tutela dell’ambiente. Prima di assumere l’importante incarico istituzionale che ricopri in questo momento, sei stato più volte dalle nostre parti. Abbiamo sempre apprezzato le straordinarie parole, gli stimoli continui che caratterizzano ogni tuo intervento. Ma non solo. Nel 2004, quando “disobbedimmo” alle indicazioni dei vertici del nostro partito e provammo a lanciare una sfida difficilissima a un finto centrosinistra poi rivelatosi assolutamente incapace di amministrare Avellino, hai tentato di darci una mano con la tua presenza all’apertura di quella campagna elettorale a sostegno di una lista quasi totalmente composta da giovanissimi. Confermasti la tua capacità di ascoltare preoccupazioni e anche critiche da quei compagni “di periferia” che hanno rappresentato per anni la risorsa più importante e l’elemento assoluto di origialità nel percorso per la Rifondazione Comunista in Italia.
Un patrimonio eroso, se non annullato, negli ultimi due anni, anche e soprattutto a causa di una pratica del decisionismo “dall’alto”, che ha reso quelli che un tempo venivano definiti i “militanti di base” quasi semplici complementi d’arredo. Noi siamo tra quelli che hanno tentato mille volte, negli ultimi due anni, di lanciare un grido d’allarme, partendo dal nostro parziale osservatorio di un’Irpinia, terra martoriata e parte di quella Campania, percossa dalla malavita, violentata dalla malapolitica. Siamo rimasti sistematicamente inascoltati, con la perenne sensazione di trovarci dinanzi a dirigenti nazionali troppo indaffarati e rappresentanti del partito locali rassegnati al ruolo di portatori nel territorio di un verbo generato altrove.
Le ultime elezioni ci hanno visti demoliti; il contesto era difficilissimo, certo. Ma abbiamo pagato anche una diffusa percezione di inconsistenza e di lontananza dalla visceralità dei piccoli drammi quotidiani. Noi ci interrogavamo sul da farsi, a Roma alla condizione di impotenza nel governo si è riusciti a reagire soltanto ipotizzando strumenti di difesa dell’esistente palesemente diverso da quanto visibile poco tempo prima.
Non potevano bastare il prestigio e il carisma del nostro candidato alla presidenza del consiglio a colmare lacune talmente ampie. Il nostro ruolo, i nostri obiettivi, il nostro modo d’essere è troppo diverso da chi, da altre parti, si limita ad identificarsi in un “capo”.
E’ per questo che ti scriviamo, Nichi. Hai deciso di assumerti la responsabilità di ricercare una continuità con il percorso intrapreso negli ultimi tempi dal gruppo dirigente di Rifondazione Comunista e di candidarti alla guida del partito. Siamo convinti che vivi questa fase per spirito di servizio, per amore di una comunità ferita, lacerata ma viva. Ed è per questo che con serenità e senza alcuna volontà di contrapposizione, aldilà delle valutazioni sulla fase e sulle prospettive, che avvertiamo la necessità di dirti che stavolta, a nostro avviso, tu stia sottovalutando un aspetto.
Abbiamo letto e sentito negli ultimi giorni di accuse talvolta disgustose nei tuoi confronti ma anche di osannazioni che ci fanno venire i brividi. Nichi, non è di un Messia Salvatore, che ha bisogno la Sinistra italiana per rialzarsi. Anzi, ciò che serve è forse proprio l’elemento opposto. La capacità di mettersi in discussione e di non aver paura di avanzare riflessioni differenti da quelle del leader della situazione, il rispetto per l’idea dell’altro al di là del ruolo che ricopre, la democrazia partecipata come cultura comune, insomma.
Dobbiamo partire da ciò, secondo noi. Non è l’applausometro alle assemblee tra i soliti, Nichi, a indicare se la strada intrapresa sia quella corretta. Gli apprezzamenti di chi assume un ruolo da complemento d’arredo, caro compagno, finiscono con il rappresentare meri “complimenti d’arredo”.

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