AVELLINO- “La situazione del carcere di Bellizzi e’ particolarmente problematica, ma non vedo soluzioni strutturali che rispondano al problema”. E’ quello che ha detto questa mattina, partecipando alla presentazione della Relazione del Garante regionale per le persone private della liberta’ al Circolo della Stampa il Procuratore Aggiunto della Repubblica di Avellino Francesco Raffaele, che coordina la Sezione Criminalita’ inframuraria. Una lunga analisi su quale sia la condizione delle carceri in Italia e in Campania. “Come situazione carceraria italiana siamo all’anno zero- ha spiegato il Procuratore Aggiunto Raffaele- E’ una situazione che viene da lontano, da un disinteresse totale e trasversale da parte delle Istituzioni che non hanno mai ritenuto di occuparsi del sistema carcerario italiano, d’ altra parte degli ultimi c’e’ sempre poco interesse ad occuparsi. Ricordo una canzone di un autore a me molto caro, Fabrizio De Andre’, che sui detenuti ha scritto molte canzoni. Questo disinteresse, ripeto, manifestato da qualunque tipo di governo, si è dovuto scontrare con una situazione sempre più ingestibile. Istituti di pena sempre più vecchi e fatiscenti, creazione di quei circuiti nell ambito dei quali venivano trattati i soggetti delle criminalità organizzata, penso all’Alta Sicurezza o al 41 bis. Quindi si iniziava a porre il problema. D’ altra parte non si poteva continuare a chiudere gli occhi e far finta di niente su quello che e’ stato in questi anni il fenomeno dei suicidi o le aggressioni non solo a danno del personale penitenziario ma anche tra detenuti, spesso di origini diverse con un promiscuità che è praticamente inaccettabile. E’ fallito sicuramente l’idea che in uno stesso carcere ci possa esser il detenuto comune, il soggetto che sta lì perché ha spacciato stupefacenti, ci possa essere l’ alta sicurezza e il 41 bis. A fronte di questi problemi che hanno iniziato a manifestarsi, sia il legislatore che la politica hanno messo sul piatto una serie di idee che vanno dalla Depenalizzazione alle misure alternative fino all’affidamento in prova, credo c che non sono mai decollati efficacemente, tanto da consentire una riduzione del numero dei detenuti. Per non parlare poi del dilemma se realizzare nuovi istituti di pena o ristrutturare quelli vecchi” . Ha raccontato anche quanto aveva potuto constatare personalmente qualche anno fa, quando era in servizio alla Dda di Napoli: “Sono stato qualche anno fa, per il suicidio di un collaboratore di giustizia, nel carcere di Ariano Irpino. Non so se la situazione era solo in quel braccio, ma francamente mi sembrava di essere piombato nel pieno Medioevo. Non pensavo che ci fossero ancora celle dove la zona letto era separata dal wc da una pseudo tenda, uno straccio retto da mollette. Allora dico che se uno Stato ha il dovere-potere di privare delle libertà personali quando è necessario un soggetto che delinque, non ha lo stesso potere di privare della dignità un soggetto, che per quanto abbia commesso reati anche gravi, è tutelato dalle norme della nostra Costituzione”. Poi il passaggio su Avellino e la condizione locale: “La situazione locale e’ particolarmente problematica per il carcere di Avellino- ha esordito Raffaele- Il carcere di Avellino sconta tutti i mali che ad oggi sembrano irrisolvibili. Mi riferisco all’introduzione di telefoni cellulari e di sostanze stupefacenti. Perche’ in ogni carcere ci siano più attività di spaccio. In quanto pm mi devo occupare anche del fatto che quando c’è uno spaccio si creano gruppi contrapposti e tutto ciò che ne consegue. Il carcere di Avellino vive Uno scollamento assoluto con le regole minime di quelle che dovrebbe essere un carcere”. Il Procuratore Aggiunto ha anche fatto riferimento agli esiti della Commissione che aveva fatto visita al carcere e aveva deciso di andare via. “Questo perché? Perché molto probabilmente non tutti gli istituti sono organizzati per essere idonei ai circuiti di alta sicurezza. Sono stati più volte sostituiti il direttore e il comandante della Polizia Penitenziaria, mi sembra che anche di recente ci sia stato un ulteriore avvicendamento, anche se a scavalco. Il discorso è anche quello di un personale di Polizia Penitenziaria in età avanzata, siamo in una media di età intorno ai cinquanta anni. Molti di loro non riescono più a trovare l’entusiasmo per il lavoro in una condizione di questo genere. La posta che io faccio quotidianamente mi porta ad iscrivere almeno due o tre notizie di reati per aggressione agli agenti. Come se ad Avellino fosse venuta meno quella regola non scritta di reciproco rispetto dei ruoli tra la popolazione carceraria e la Polizia Penitenziaria. Per cui la situazione e’ veramente grave”. Ha ricordato l’episodio dell’ aggressione ai danni di un detenuto avvenuta nell’ ottobre scorso. E ha sottolineato come: ” A fronte di questa situazione non vedo francamente un intervento di quelli che si definiscono strutturali, cioè un intervento che decida su cosa fondare un programma, un piano razionale, che risolve il problema. Annunci, statistiche, l’ ennesimo suicidio, ma l’idea di cosa fare per risolvere questo problema, la prima cosa sarebbe abbandonare l’illusione che in un carcere grande come Poggioreale ci possano essere tutti, una tipologia di detenuti estremamente variegata, questo comporta una serie di misure, di diverse discipline di gestione che mi sembra sia difficilmente applicabile”.
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