“La Camera di Commercio di Avellino finisce esattamente dove si prevedeva finisse nella insipienza generale che ha fagocitato anche l’Ente che dovrebbe associare le imprese, nello spirito di tutelarne gli interessi ma soprattutto al fine di creare e supportare le opportunità di sviluppo per l’intero territorio”.
E’ quanto dichiarano Enzo Petruzziello della Cgil e Luigi Simeone della Uil irpina.
“Le ragioni di parti contrapposte e di fazioni nelle parti ha scritto un’altra pagina oscena della comunità irpina, che adesso si presenta all’appuntamento di fusione con il Sannio e chissà forse anche con il Salernitano in una indiscutibile condizione di precarietà e di inesorabile subalternità… non c’è che dire: proprio un bel lavoro!
A proposito di lavoro, è indubbio che questo è stato considerato palesemente una variabile del tutto indipendente dall’esercizio delle irresponsabilità svolto dai partecipanti alla disfida camerale, come se lo stesso abbondasse e non avesse invece bisogno di ogni attività di supporto e di promozione nell’interesse dell’intera comunità, che merita ben altri atteggiamenti da parte di tutti, ma soprattutto da parte di chi deve in ogni momento della sua attività innanzitutto provare a determinare ogni condizione in grado di accompagnarne e sostenerne la ripresa e lo sviluppo diffuso.
Come è noto ad Avellino – continuano Simeone e Petruzziello – nell’ente camerale non vi è un rappresentante dei lavoratori unitariamente individuato – così come in tutte le altre realtà camerali del Paese – ma non per questo CGIL e UIL possono esimersi dall’esternare tutta la loro contrarietà per quanto accaduto, anche per quanto i rappresentanti dei lavoratori avrebbero potuto fare, magari supportando una scelta in grado di garantire comunque la continuità della gestione ordinaria, evitando posizionamenti di vicinanza a questo o quel candidato, come si se fosse normale portatore di interessi di parte, e non già garante di equità ed equilibrio che forse i rappresentanti delle imprese possono permettersi di smarrire, diversamente dai rappresentanti dei lavoratori che dovrebbero in tutti i luoghi custodirne gelosamente la titolarità”.