Basket – Air: si comincia forte, ma serve unità d’intenti

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Avellino – La ripresa degli allenamenti è stata di quelle ‘col botto’ per i cestisti della Scandone. La sessione pomeridiana ha infatti visto i biancoverdi impegnati in una serie di esercizi atletici e con la palla dai ritmi serratissimi. Lo scopo è quello di far ritrovare intensità e grinta ad una squadra che onestamente nell’ultima uscita è apparsa davvero a pezzi. L’entusiasmo non è certo alle stelle all’interno dello spogliatoio: la crisi di risultati attuale appare infatti un baratro dal quale è difficile uscire, specialmente se le facce sono quelle viste recentemente.

Fiato&Gioco – Il problema, però, non è solo di voglia. A livello puramente fisico il team sembra davvero a terra, possibile concausa dei cali che l’Air ha nelle seconde frazioni di gioco. I giocatori dinamici (non solo i vari Boykins e Langford, ma lo stesso Ebi che non è certo paragonabile a livello di talento ai primi due) rappresentano la vera spina nel fianco per una squadra che già dal punto di vista mentale ha mostrato parecchie lacune. Ma la colpa non può e non deve essere a tutti i costi attribuita esclusivamente ai giocatori o esclusivamente al coach. Parlare di attaccamento alla maglia o di colori da difendere quando si parla di professionisti americani, provenienti da tutt’altro tipo di cultura, può essere fuorviante (onestamente, non crediamo che Bobbit o Burtt, per dirne due, fossero più legati alla maglia di Warren o Slay). Il vero problema attuale è la mancanza assoluta di una visione di gioco condivisa ed applicata da tutti i cestisti. Qualcuno è convinto di giocare in transizione, altri giocano a metà campo, altri ancora ignorano completamente le direttive del momento per improvvisare con risultati davvero modesti. E questo, per un gruppo che dovrebbe giocare ‘di sistema’, è il peggiore dei mali. Emblematiche sono in questo senso le uscite dai timeout da parte dei biancoverdi: in 4 possessi consecutivi in quel di Ferrara, con il tabellone che segnava lo scarto minimo, Diener e compagni hanno prodotto la bellezza di quattro palle perse, punite dai padroni di casa con triple di pura trance agonistica.
Se non si recupera un senso comune e una idea condivisa di cosa fare sul campo e di come farlo, uscire da questo tunnel diventa quasi impossibile. Se, come sembra, la guida tecnica non è in discussione, c’è da riportare assolutamente ordine all’interno del gruppo.

BEST OUT? –Una piccola nota di speranza in questo senso è rappresentata dai netti miglioramenti di Nikola Radulovic ed Eric Williams che, dopo essere stati attaccati più o meno indirettamente da Markovski, hanno risposto in maniera positiva, il primo disputando buone gare e il secondo mostrando un atteggiamento positivo e propositivo negli allenamenti seguiti alla prima ‘tribuna’. Ma Big E potrebbe aver presto l’occasione di rimettersi in gioco in una gara ufficiale: l’infortunio di Best non è assolutamente nulla di grave, ma la forte infiammazione tendinea potrebbe spingere lo staff a decidere per un riposo precauzionale contro Milano, con il conseguente reinserimento di Williams nelle rotazioni. (di Giuseppe Matarazzo)

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