Onorare il derby, rispettare il pubblico, concludere al meglio il campionato. Questi i dogmi di Caserta e Avellino, alle prese con un match dal valore di classifica pari a 0 ma che ha un fascino tutto particolare per le due città. E malgrado le ambizioni di entrambi i team fossero basse, al Palamaggiò non sono mancate le emozioni. Le due compagini dovevano fare i conti con assenze pesantissime: da un parte mancavano Slay e Diaz (squalificati dalla procura antidoping), dall’altra Warren, Tusek e Slay (presente in panchina ma solo per ‘numero’). I padroni di casa sono stati avanti nei primi due tempi, mettendo in piedi anche vantaggi considerevoli. Nei 20’ iniziali è il solito Radulovic, coadiuvato da un Best ispirato (ma è tardi) a tenere in piedi i suoi. Poi – sarà la mancanza di pressione, il fatto di giocare con la mente sgombera, la consapevolezza che da domani è ‘rompete le righe’ – l’Air, grazie anche al vantaggio dell’assenza dei due colored avversari, ha messo in piedi la rimonta, trascinata dalla grinta di Porta, dalla voglia di Cinciarini e dalla presenza di Crosariol, solido e decisivo. Qualunque sarà il suo futuro, il ‘Crosa’, se mai decidesse di continuare a perseguire la strada della consistenza e non continuare a sedersi sugli allori, potrebbe davvero diventare uno dei migliori centri d’Europa. La ‘stazza’ degli irpini ha fatto tutta la differenza di questo mondo con Caserta che, priva di Slay in un reparto già non molto fisico, ha dovuto cedere il passo al duo Williams-Crosariol (33 punti e 18 rimbalzi in due).
RIMPIANTI – L’Air conclude così la sua avventura a quota 26 punti, a sole 2 lunghezze dall’ottavo posto, l’ultimo utile per la corsa playoff. Inenarrabile l’amarezza per le partite gettate, specialmente quelle in casa. 10 sconfitte punto a punto, 3 all’overtime. Ma a bruciare, classifica alla mano, è la serie di 3 debacle casalinghe contro Ferrara, Biella e Udine: partite abbondantemente alla portata e che Avellino dominava anche nel punteggio, prima di venire travolta dai ‘soliti’ sbalzi umorali che tanto hanno condizionato la stagione biancoverde. Tanto amaro in bocca per una squadra dalle potenzialità inespresse a causa sia di una gestione tecnica altalenante che di elementi di contorno, di responsabilità della società, che non sono stati curati a dovere. “Serve fortuna, ma la fortuna va anche cercata, ognuno è artefice del proprio destino” queste parole di coach Zare Markovski – uno che le sue responsabilità le ha sempre prese non rinnegando mai nulla – sono la sintesi perfetta di un quadro ancora a tinte fosche, di un film con la sceneggiatura ancora poco chiara. Qualcosa è mancato a quest’Air, ad una squadra che alla 16esima di campionato era quarta. Da domani gli Ercolino e il resto dello staff (che pure ha messo in luce figure professionali di assoluto prestigio e rispetto, come l’ufficio stampa e la gestione del Marketing) lavoreranno per la stagione che verrà. Chi ha il timone del club nell’ultima conferenza stampa ha mostrato sicurezza e padronanza della situazione, rassicurando la piazza, ora sarà nuovamente in campo per la costruzione della Scandone. Gli errori di quest’anno (tra i quali puntare tutto su giocatori veterani, già arrivati e poco inclini al sacrificio in situazioni difficili) sono un tesoro prezioso quasi quanto la Coppa Italia dal quale attingere e imparare il più possibile.
Bisognerà però fare i conti con l’oste: la LegaA ha il suo prezzo, in tutti i sensi. La schiarita data dagli Ercolino è un segnale rassicurante, ora il cammino organizzativo per il 2010 ci dirà quale Scandone aspettarci. (Giu.Mat)
Eldo Caserta – Air Avellino 65-74
(22-19; 42-39; 57-56)
Santoro, Larranaga 1, Cefanelli, Parrillo, Frosini 3, Di Bella 13, Michelori 9, Porfido, Marmarinos 5, Darby 12, Foster 14, Brkic 8. All. Frates
Air Avellino: Radulovic 10, Porta 7, Best 9, Cinciarini 8, Crosariol 20, Lisicky, Napodano, Slay, Williams 7, Diener 13. All: Markovski.
Arbitri: Cicoria – Sardella – Mastrantoni