Avvocato, storico, politico:Guido Dorso, una vita per il Mezzogiorno

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Avellino – Sono passati sessant’anni dalla scomparsa di Guido Dorso e in tanti oggi al teatro Carlo Gesualdo di Avellino hanno voluto rendergli omaggio. Tra questi lo storico Federico Biondi, il senatore Antonio Maccanico, il vice presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, Nicola Mancino, l’avvocato Emilio D’Amore. Alcuni di questi hanno avuto il piacere di conoscere da vicino Dorso, studiandone la figura. Storico, avvocato, politico, scrittore, statista e grande meridionalista tanto che al centro dei suoi discorsi c’è sempre stata la ‘Questione Meridionale’. Personaggio camaleontico, quindi, a seconda delle circostanze, ma anche uomo dalle grandi qualità umane. “Uno spirito di romantico individualismo – così lo definisce Federico Biondicon l’obiettivo di veder crescere e rinnovare il Mezzogiorno e con esso l’Italia intera”. “I suoi pensieri, la sua filosofia hanno inciso profondamente sulla politica nazionale. – dichiara nel suo intervento l’avvocato Giuseppe FamigliettiDorso è stato il ‘vero’ e solo pensatore politico nazionale del Mezzogiorno. Non solo storico e politico, ma anche grande avvocato. Da subito è riuscito a mettere in mostra tutte le doti che un uomo del foro deve avere: preparazione, intelligenza, fedeltà, serietà e correttezza”. Le sue capacità forensi non potevano arrestare il suo genio. Dorso ha anche pubblicato alcuni saggi, il più importante rimane ‘La rivoluzione meridionale’. Non bisogna dimenticare l’amore verso i familiari e verso la sua terra. “La decisione di non ‘emigrare’– conclude Famiglietti – come altri personaggi illustri dell’epoca è da riscontrare nel fatto che egli amava l’Irpinia, la sua terra”. “Un uomo dritto asciutto – afferma Emilio D’Amorevoce morbida, suadente, toni pacati. Uno sguardo indimenticabile, occhi profondi, pensosi, nei quali brillava una luce lievemente ironica che conferivano tanta vita ai nostri sguardi. Un volto meridionale, ma signorile e semplice. Signore colto, saggio”. ‘A volte la vita umana è una beffa’. Queste le ultime parole che il Dorso pronunciò in uno degli ultimi incontri ad Antonio Meccanico, che così ricorda l’avvocato irpino: “In un freddo inverno, tra tanti interrogativi Dorso si spense lentamente e serenamente ma con un profonda amarezza nel suo animo. Perse, dopo la caduta del fascismo, l’occasione di vedere ciò che aveva sognato per tutta la vita, vale a dire il riscatto del nostro Mezzogiorno”. Ed infine il vice presidente del Consiglio Superiore della Magistratura Nicola Mancino ricorda: “Dorso partiva dall’idea che lo Stato unitario avesse recato gravi danni all’Italia. Creare le condizioni per il riscatto del Sud era il suo chiodo fisso”. “A me – continua Mancino nel suo intervento conclusivo – interessa ripetere ai più giovani le sue parole, oggi che la classe dirigente resta il problema insoluto non solo del Mezzogiorno. Chissà cosa avrebbe scritto dello sradicamento delle appartenenze che è nel nostro tempo all’ordine del giorno”.(di Giovanni La Rosa)

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