Avellino – Rifiuti: si corre ai ripari

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Rifiuti, si cerca di correre ai ripari. Con i cdr stracolmi di immondizia. Riunioni su riunioni per evitare che il copione emergenza si ripeti. Una situazione al collasso che parte dal 1994, anno in cui la Regione è stata commissariata proprio per fare fronte al difficile momento che viveva tutta la Campania rispetto ad una politica organica di smaltimento. E a dieci anni dall’inizio dell’emergenza rifiuti, non solo il problema non è stato risolto, ma si ripresenta prepotentemente soprattutto con l’arrivo della stagione calda. E così l’Irpinia, con un Cdr saturo ed oramai agli sgoccioli, senza alcun termovalorizzatore ed alcuna struttura idonea a fronteggiare la crisi, si appresta ad affrontare la sua personale emergenza. L’amministrazione della città capoluogo si è già mobilitata alla ricerca di una soluzione che seppur temporanea sarà sufficiente almeno a superare la temporanea emergenza. Intanto sul territorio è divenuta ormai incessante la ricerca di una soluzione che possa finalmente considerarsi definitiva. La discarica rappresenta il sistema di trattamento finale dei rifiuti più antico e concettualmente più semplice. Fino al ’84 quasi tutte le discariche erano di tipo ‘incontrollato’. Con l’entrata in vigore della normativa tecnica, poi, la costruzione di una discarica è diventata un’operazione più complessa, in quanto sono previsti una serie di accorgimenti tecnici per la tutela ambientale. Ma la soluzione discarica non soddisfa le esigenze dei cittadini che al sol sentir parlare del pericoloso ‘mostro’ alzano le barricate con proteste non sempre pacifiche. Esempio pratico il caso Savignano che continua a far parlare di sé nonostante le rassicurazioni sul fatto che si tratti semplicemente di una cava dismessa per ospitare fos e sovvalli e non di una vera discarica. Una situazione che ha condotto alla presentazione di un’interrogazione parlamentare da parte del senatore Angelo Flammia a cui è seguita la riposta del Ministro Matteoli che non ha minimamente soddisfatto la popolazione, sempre convinta di essere vittima di un ‘abuso’. Ma anche la materia discarica, checchè se ne dica, ha il suo rovescio di medaglia: gli impianti infatti consumano territorio e pertanto è indispensabile recapitarvi la minore quantità possibile di rifiuti. Inoltre è da considerare che i siti idonei sono in numero limitato e quindi vanno utilizzati con parsimonia per poter smaltire solo ciò che non è possibile smaltire diversamente. Ulteriore via d’uscita sarebbe la raccolta differenziata, iniziativa strategica già adottata da molti dei comuni irpini ma verso cui i cittadini, spesso con gran danno, fanno orecchie da mercante. Lo sviluppo della raccolta differenziata, in effetti, risponde ad una duplice esigenza: facilitare da una parte il recupero dei materiali da reinserire nel ciclo produttivo come materie prime e dell’altra destinare minori quantitativi allo smaltimento.

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