Avellino – Referendum: i dubbi di Maselli sul Partito Democratico

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Avellino – Il popolo è sovrano, il referendum è il suo scettro. Ed in questo momento solo attraverso lo strumento referendario si può agognare la svolta di cui l’Italia ha bisogno…. “perché neanche in Iraq si vota così”. Ironia e convinzione al Samantha della Porta con Antonio Gengaro, Antonio Di Nunno, Franco Maselli e Carlo Caramelli, uniti nella promozione della cultura di “un’arma che restituisce ai cittadini il potere di incidere sulle cose”. Un dibattito dal retrogusto al sapor di perplessità. E il tentennamento trova la sua fonte illustre nel Partito Democratico e nella “volontà di spazzar via – è l’affondo di Di Nunno – un gruppo dirigente che ha bloccato l’Italia”. Insomma, il referendum diventa sinonimo di svolta e l’occasione della politica di “recuperare se stessa”. “Stanno dando vita al Pd ma dubito che possano farlo senza avere la capacità di capire cosa la gente vuole”. Tre quesiti (premio di maggioranza alla lista più votata alla Camera, premio di maggioranza alla lista più votata in Senato, abrogazione delle candidature multiple) da cui si può prescindere purchè si riesca a dare “un segnale di mobilitazione ai vertici dei partiti. Perché – è l’esordio di Maselli – così non si può continuare”. Dichiarazioni supportate da una consapevolezza: il troppo della politica allontana il cittadino e determina condizioni di decadenza. “I partiti sono diventati invadenti ed autoreferenziali nell’assoluta indifferenza e nella mancanza di indignazione di questa provincia”. E rispetto alla mancanza di reazione e in alcuni casi a qualche singolare sintomo di accondiscendenza il referendum “può smuovere le acque”. Accuse a pieno titolo anche contro un centrosinistra che non ha saputo mantenere le promesse fatte agli italiani, a cominciare proprio dalla riforma elettorale. Ma ciò che forse ha più sorpreso è stata la nuova consapevolezza maturata nell’ex presidente della Provincia. “Il Pd – si associa a Di Nunno in tema perplessità – così come si sta realizzando nasce male. Anzi, se questi sono i presupposti meglio che non nasca affatto. Le liturgie che ci propongono al riguardo sono stantie e superate dalla logica. A questo punto sarebbe più opportuno lavorare ad una vera alternativa”. Spettatori increduli ma subito soddisfatti nei chiarimenti: “Il Pd è tale solo se nasce da coloro che hanno votato il centrosinistra”. I cittadini, insomma, devono dismettere i panni dell’arbitro e partecipare da “giocatori”. Alla politica… l’arduo compito di creare le condizioni. (di Manuela Di Pietro)

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